L’atavica arretratezza del meridione è, purtroppo, un dato certo e tristemente noto ma una recente indagine dell’Istat mette in evidenza uno scenario tendente ad un ulteriore peggioramento, dopo decenni di confronti e discussioni il cui risultato si è solo limitato all’analisi ma senza interventi fattivi e risolutivi. La radiografia effettuata dall’Istituto Nazionale di Statistica può essere sintetizzata in dieci punti.
Reddito pro capite
Da più di vent’anni il reddito pro-capite nel Mezzogiorno è pari a circa il 55% di quello dei territori del Nord, con marcate differenze all’interno delle stessa area: infatti tutto il Mezzogiorno è sotto la media nazionale ma la Calabria, regione fanalino di coda, ha un Pil pro-capite pari al 40% rispetto alla migliore regione del Nord e cioè il Trentino-Alto Adige.
Istruzione
Il livello d’istruzione del Mezzogiorno conferma una grave arretratezza. Solo il 33% dei meridionali ha concluso al più la terza media. Al Centro – Nord il dato è del 24%: peraltro va evidenziato che Pil pro-capite è superiore dove il grado d’istruzione è più elevato e, in maniera assolutamente contrapposta, è minore nelle aree dove si registra la situazione opposta.
Il lavoro e i giovani
La condizione lavorativa vede fortemente penalizzati i giovani meridionali. Infatti, sono presenti tassi di occupazione assolutamente inadeguati con livelli inferiori alla media nazionale che raggiungono punte particolarmente accentuate nelle aree urbane più grandi come Palermo e Catania.
Emigrazione
Problema atavico. Va ricordato che a cavallo del novecento e nel secondo dopoguerra si è registrato l’esodo di quasi dieci milioni di meridionali e che, successivamente vi furono nuovi flussi migratori dal Sud al Nord. I numeri sono da brivido: negli ultimi venti anni l’emigrazione verso il Nord si stima abbia coinvolto un milione e centomila abitanti delle regioni meridionali.
Digitalizzazione
Nell’ultimo ventennio il processo di digitalizzazione è stato molto rapido ma il Mezzogiorno non ha ancora recuperato il divario di partenza. Nel periodo indicato si è diffusa la digitalizzazione spinta dall’estendersi della “banda larga” che trasmette i dati a velocità prima impensabili. Il 78% delle famiglie italiane ha accesso alla rete utilizzando la banda larga mentre il dato del Mezzogiorno si ferma al 72%.
Obsolescenza delle reti idriche
La vetustà e l’inadeguatezza delle reti è un fattore penalizzante che interessa il 75% delle province del Mezzogiorno e un quarto di quelle nel Centro-Nord e nel Meridione si perde il 50% circa dell’acqua immessa in rete. Purtroppo le previsioni per il futuro non sono rosee: esiste il rischio concreto di un’ulteriore riduzione delle disponibilità idriche (da un minimo del 10% ad un massimo del 40% a lungo termine) con punte fino al 90% in alcune aree del Sud.
Rete ferroviaria
I dati sono sconfortanti: la rete ferroviaria meridionale è assolutamente insufficiente con una estensione nettamente più bassa specie nell’alta velocità, con un rapporto di uno a quattro tra Sud e Nord. Il divario si è ulteriormente aggravato negli ultimi decenni; si pensi che la rete non elettrificata interessa circa il 25% del totale nazionale, rispetto al 42% di una regione come la Sicilia. Addirittura in sette province del Mezzogiorno la rete è interamente non elettrificata in contrapposizione con le regioni del Centro-Nord dove la stessa condizione è presente nella sola provincia di Belluno.
Competenze degli studenti
Non migliore la situazione riguardante le competenze degli studenti meridionali: il 43% degli studenti del Sud all’ultimo anno delle superiori evidenzia competenze «molto deboli» in matematica, rispetto al 15% nel Nord. Nel progredire del percorso di studi si registrano poi aspetti divergenti nei livelli di apprendimento, che alimentano la cosiddetta «dispersione scolastica implicita» e cioè l’inadeguatezza degli apprendimenti.
Servizi socio educativi
Appare assolutamente necessario nel Mezzogiorno, per ridurre il divario di occupazione fra donne con figli e donne senza figli, allineare i servizi socio educativi (come asili nido e scuola materna) allo standard nazionale, che nelle aree in argomento sono ai livelli più bassi d’Europa. Un dato: il Nord presenta una copertura dei servizi socioeducativi pari al 35% del fabbisogno, mentre nelle Isole siamo appena al 16%.
Sanità
Nelle regioni meridionali si registrano «i peggiori indici di efficienza e qualità dei servizi sanitari» con una evidente mancanza di medici e infermieri, di, strutture, macchinari e posti letto. La conseguenza di tutto ciò è una forte «migrazione sanitaria» che vede come regioni più esposte la Campania, la Calabria e la Sicilia (con il 56% del totale dei ricoveri fuori regione dell’intero Mezzogiorno).
Il PNRR e le correlate opportunità
Il PNRR è un’opportunità storica per il rilancio del paese; lo è, al contempo, per alimentare approfondimenti e riflessioni su talune rilevanti criticità che lo caratterizzano. La speranza è che un miglioramento delle condizioni di arretratezza del Mezzogiorno possa derivare dalle risorse del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, che prevede uno stanziamento per il Sud per quasi 80 miliardi. Vedremo se questo potrà, almeno in parte, ridurre il divario evidenziato.
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