È stato Alfredo Chiodi figlio di Alice Grassi, nipote dell’imprenditore simbolo della rivolta alla mafia, a dipingere sul marciapiede anche quest’anno di vernice rossa il luogo dell’omicidio del nonno, Libero Grassi ucciso 30 anni fa per avere detto no al pizzo.
La cerimonia
In via Alfieri è stato affisso anche oggi il manifesto scritto a mano, perché la famiglia non ha mai voluto una targa, in cui si ricorda: “Il 29 agosto 1991 è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato”. Alla cerimonia presente anche il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, la commissaria antiracket e antiusura Giovanna Cagliostro, Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio e poi i vertici di guardia di finanza e carabinieri, e della polizia, Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, Tano Grasso, presidente onorario del Fai.
Il Commissario Antiracket Cagliostro
“I motivi per i quali molti imprenditori vittime del pizzo non denunciano sono tanti, uno fra tutti la difficoltà di far capire alla vittima che denunciare conviene perché stare dalla parte dello Stato conviene, questo è il compito che il commissario straordinario si è dato già da qualche anno e in questo solco stiamo avviando una serie di attività proprio per fare conoscere la possibilità di accedere al fondo di solidarietà nel presupposto che, però. è necessario denunciare. Noi ce la mettiamo tutta”. Lo ha detto la commissaria straordinaria antiracket e antiusura, Prefetta Giovanna Cagliostro, che oggi ha partecipato alla commemorazione per Libero Grassi.
“Oggi le vittime non sono abbandonate – dice – all’indomani dell’omicidio di Libero Grassi il mondo dell’associazionismo ha fatto squadra attorno alle vittime. Ha iniziato questo percorso di assistenza alle vittime per farle denunciare e per l’inserimento nell’economia legale. Lo Stato si è costituito parte civile in moltissimi processi. Certo c’è ancora tanto da fare ma l’impegno, anche del ministro dell’Interno, è massimo”.
Il ricordo iniziato già ieri
“La lettera di Libero Grassi ai suoi estorsori, il suo coraggio, le sue parole e la sua morte hanno segnato un momento di svolta e di rinascita delle imprese siciliane e non solo” aveva detto già ieri Vittorio Messina, presidente di Confesercenti Sicilia . “Grassi – aggiunge Messina – ha segnato una svolta perché ha dato voce alla sofferenza di tanti e ha spinto la politica ad assumere iniziative a sostegno di chi denuncia”.
Ancora oggi troppa paura
Il numero uno di Confesercenti fa un bilancio un chiaroscuro per la Sicilia in questi ultimi 30 anni: “Le operazioni delle forze dell’ordine ci dicono che da allora tanto è cambiato ma anche, purtroppo, che molti continuano a non collaborare per paura e che la pandemia ha messo a rischio usura tante imprese. Come associazione abbiamo assunto una posizione chiara sin dal nostro statuto per un’impresa etica e libera dalla mafia: tutelare, accompagnare, promuovere sana cultura d’impresa è il modo in cui ogni giorno, in silenzio, costruiamo il futuro dalla memoria”.
Libero rappresenta la “Palermo più bella”
“Libero Grassi – aggiunge la presidente di Confesercenti Palermo, Francesca Costa – rappresenta la Palermo migliore. La Palermo che in tempi ben più difficili di oggi ha creduto e lavorato per una città diversa, rigenerata nella sua anima sociale ed economica”.
Maria Falcone: la morte di Libero Grassi ha segnato una svolta
“Trent’anni fa la mafia uccideva Libero Grassi, un imprenditore che credeva nella dignità del lavoro e si è rifiutato di piegarsi al racket. Lasciato solo dalle associazioni di categoria, nel silenzio assordante di una Palermo prigioniera di Cosa nostra, decise di spiegare dalle pagine dei giornali, con poche e semplici parole, perché pagare il pizzo non era giusto. Un gesto rivoluzionario in una città allora sottomessa. La sua morte ha segnato una svolta. Nella consapevolezza di commercianti, imprenditori e cittadini c’è un prima e un dopo Libero Grassi”. Lo dice Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della fondazione intitolata al magistrato, in occasione del 30esimo anniversario dell’uccisione di Libero Grassi.
“In molti hanno raccolto il suo testimone con coraggio. – aggiunge – Oggi, anche grazie al lavoro di tante associazioni antiracket, Palermo è cambiata. Resta molta strada da fare, ma Libero non è morto invano”.
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