Libero Grassi in Italia lo conoscono, per fortuna, in moltissimi. Perché anche se la sua storia si è svolta nel profondo Sud, è diventato il simbolo dell’imprenditoria sana che si ribella ai soprusi della malavita.
Ha pagato la sua scelta con la vita, è stato ucciso dalla mafia per essersi rifiutato di pagare i suoi estorsori.
Libero di nome e di fatto, sino alla fine. E gli italiani non lo hanno dimenticato. Sono 2 milioni 683mila gli spettatori che ieri sera hanno seguito la docufiction “Io sono Libero” dedicata alla figura dell’imprenditore e trasmessa da RAI1, totalizzando il 13,57% di share.
Tra i protagonisti della docufiction, Alessio Vassallo, Pietro Chiaramida, Stella Egitto e Alessandra Costanzo.
La pellicola, per la regia di Francesco Miccichè e Giovanni Filippetto, ha ripercorso gli ultimi otto mesi della vita di Libero Grassi, in un arco narrativo che va dal 10 gennaio 1991, giorno della pubblicazione sul Giornale di Sicilia della lettera al “Caro estorsore”, in cui Grassi dichiara pubblicamente di non volere sottostare alle richieste di pagare il pizzo, fino al giorno del suo omicidio, avvenuto il 29 agosto dello stesso anno.
Sono trascorsi 25 anni dalla mattina in cui Libero Grassi è stato ucciso, un cittadino comune, un imprenditore, un uomo dai mille interessi che ha pagato con la vita la sua opposizione pubblica alla cultura mafiosa. Libero Grassi non era un Magistrato, un Poliziotto, un Politico, una Persona per cui la lotta alla mafia coincideva con la sua professione.
Libero Grassi ha vissuto in anni in cui esisteva una logica di potere e di controllo della città di Palermo totalmente mafiosa, e si è ribellato con il coraggio di esporsi pubblicamente, usando i giornali e la televisione. Si è ribellato con la logica delle parole, con i ragionamenti, con la forza di una vita sempre vissuta, con la moglie Pina Maisano e i figli Alice e Davide, nei principi della giustizia, della libertà individuale e della crescita collettiva.
“Io sono Libero”, nel venticinquennale della sua morte, ha raccontato come il coraggio di Libero Grassi, il suo gesto di denunciare e di spiegare coscientemente il perché di quella ribellione che tutti avrebbero dovuto compiere, è diventato un punto di riferimento per le generazioni future, perché ha inciso nella storia non solo della città di Palermo ed è entrato nella coscienza di ciascuno di noi.