Arriva la condanna

L’ex direttore Siram De Stasio condannato a sette anni per corruzione

Crescenzo De Stasio, ex direttore Unità business centro sud di Siram, è stato condannato dal tribunale di Palermo a 7 anni di carcere per corruzione. De Stasio è stato coinvolto in un’indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, coordinata dalla Procura di Palermo, su quattro gare pubbliche truccate tra cui quella vinta da Siram e Sei Energia Scarl: un appalto da 126 milioni per la fornitura dei vettori energetici e la gestione degli impianti tecnologici dell’Asp 6 di Palermo.

Il giudizio a seguito del processo con rito ordinario

De Stasio è l’unico degli indagati ad aver scelto il rito ordinario. Gli altri protagonisti della vicenda, tra cui Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale unica di committenza per gli appalti della Regione, sono stati già condannati in abbreviato anche in appello. Secondo i giudici Damiani, che ha avuto 6 anni e 6 mesi, allora potente manager, “utilizzava il suo ruolo, la sua funzione per ottenere in cambio utilità economiche e favori politici”.

Il tribunale di Palermo restituisce la patente di guida a monrealese sorvegliato speciale

I giudici del tribunale di Palermo hanno restituito la patente di guida a un sorvegliato speciale che gli era stata revocata dal prefetto di Palermo in esecuzione del decreto di sottoposizione alla misura di prevenzione antimafia, della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.

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Un monrealese di 40 anni, assistito dagli avvocati Giada Caputo e Francesca Fucaloro, ha presentato ricorso contestando la legittimità del provvedimento di sequestro. I giudici accogliendo il ricorso disponevano la revoca del provvedimento emesso dal prefetto di Palermo e ordinavano alla motorizzazione civile la immediata restituzione del documento di giuda.I fatti risalgono al 2023 quando il tribunale per le misure di prevenzione applicava all’uomo la misura della sorveglianza speciale in quanto soggetto socialmente pericoloso ed in grado di abusare del possesso del documento di circolazione. I difensori in sede di ricorso richiamavano una recente sentenza della corte costituzionale che considerava non più obbligatorio da parte del prefetto il sequestro della patente, ma facoltativo e tale da consentire lo svolgimento della attività lavorativa e il reinserimento sociale del sottoposto. Il tribunale accogliendo il ricorso dei difensori annullava il decreto del prefetto e ordinava la restituzione della patente.

“Abbiamo apprezzato il provvedimento del Tribunale – hanno affermato Giada Caputo e Francesca Fucaloro – che ha richiamato la sentenza dei giudici costituzionali che hanno affermato il principio che il sequestro non è più obbligatorio, ma facoltativo e deve tenere conto della opportunità che chi è sottoposto a misura di prevenzione deve essere posto in condizioni di svolgere attività lavorativa dimostrando di essere in condizioni concrete di reinserirsi nel cointesto sociale. Siamo certi che questa sentenza del tribunale di Palermo ha affermato un principio che potrà consentire a molti sottoposti a misura di prevenzione di evitare il sequestro della patente di guida”.

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