“Stavamo parlando tranquillamente quando ad un certo punto si sono avvicinati un gruppo di ragazzi tra cui c’era anche quello che ha aggredito Davide. Nei frattempo Martina, Giuseppe e Filippo si sono allontanati in direzione del Bar di Gino per consumare qualcosa. Poi l’aggressore di proposito ha fatto cadere il cappello che indossava Davide.
Anziché lo ha iniziato a picchiarlo in testa, in faccia non si è fermato e gli ha urlato “nero, tornatene al tuo paese, clandestino”. E’ il racconto di uno dei testimoni che ha squarciato il velo sull’aggressione a sfondo razziale di Davide Mangiapane, il giovane ballerino palermitano adottato picchiato a Lercara Friddi lo scorso 22 luglio davanti ad un pub.
Per le indagini dei carabinieri questi racconti di diversi ragazzi sono stati importanti per dare un nome e un volto ai due aggressori: uno è Giuseppe Cascino, 29 anni, palermitano, magazziniere agli arresti domiciliari, il secondo un ragazzo di 17 anni la cui posizione è al vaglio della procura per i minorenni. I giovani che hanno testimoniato sono intervenuti per sedare la rissa e hanno preso anche pugni in faccia.
L’aggressore ha continuato a colpire Davide con pugni sulla testa a ripetizione e una volta a terra svenuto Davide ha ricevuto più di una pedata sul corpo. E’ stato allontanato e poi tornava pronunciando frasi “marocchino di merda, fai schifo. Tornatene da dove sei venuto”. Tutto è avvenuto in pochi minuti all’alba nel piazzale sopra l’anfiteatro tra il Bar Bacio Nero e la statua dedicata a Frank Sinatra.
I carabinieri hanno notificato l’ordinanza agli arresti domiciliari per Cascino firmata del gip del Tribunale di Termini Imerese Michele Guarnotta. Davide da tre giorni non è più in ospedale. E’ stato dimesso e si trova a casa nell’agrigentino.
I genitori gli sono stati sempre vicino e seguono con apprensione il post operatorio. “Non capisco perché l’aggressore di mio figlio non sia in carcere – dice il padre Giuseppe Mangiapane – Eppure c’era l’aggravante razziale. Perché non èp in carcere”. Cascino, difeso dall’avvocato Gianluca Calafiore, durante l’interrogatorio di garanzia spiegherà cosa gli è passato per la testa. Al momento dall’aggressore solo silenzio.
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