- Una legge approvata dalla giunta per sistemare il bilancio 2019
- Corsa contro il tempo per arrivare prima della decisione d’appello della Corte dei Conti
- Iter partito prima del ricorso a Roma
Non tutto è perduto. Il governo Musumeci ritiene di essere ancora perfettamente in grado di salvare i conti siciliani dallo tsunami che si abbatterebbe su di essi se la parifica del bilancio 2019 dovesse essere parzialmente annullata.
Il rischio esiste ed è concentro visto che è stato depositato il ricorso a Roma dal Procuratore della Corte dei Conti proprio contro quella parifica.
Le contestazioni
Sono due i punti su cui i vice procuratori puntano il dito. Il primo su cui hanno chiesto di sollevare la legittimità costituzionale sono l’utilizzo delle risorse per garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea), fondi che la Regione Siciliana avrebbe utilizzato al pagamento di un mutuo contratto con lo Stato.
Il secondo punto per il quale i vice procuratori hanno chiesto lo stop al bilancio 2019 riguarda il calcolo errato della Regione per quanto riguarda il fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde). “I principi contabili avrebbero dovuto essere interpretati nel senso di ricomprendere le risultanze della riscossione del quinquennio 2015-2019, anziché quello del quinquennio 2014-2018. circostanza, questa, per cui il Fcde, come rideterminato dal procuratore non risulterebbe congruo per una cifra maggiore, di circa 45 milioni di euro e non quasi 35 milioni di euro indicato dalle Sezioni riunite”.
Una situazione complessa, quella dei conti. Se il bilancio 2019 dovesse essere bocciato in appello questo comporterebbe conseguenze su tutti i bilanci a seguire fino ad oggi e oltre
La legge regionale di riequilibrio
Ma prima ancora di questo ricorso la giunta regionale ha approvato una proposta di legge, che adesso andrà alla discussione del Parlamento, con la quale ristabilisce i perimetri di quel bilancio e lo adegua alle prescrizioni della Corte dei Conti. La norma, sula quale la Sicilia punta, adegua conti alla sentenza di parifica con prescrizioni delle sezioni riunite per la Sicilia.
Se arriva prima la norma il giudizio romano da rifare
Se questa legge dovesse essere approvata i presupposti di bilancio cambierebbero e dunque anche il procedimento in corso si baserebbe su una parifica non più attuale.
Non si risolverebbe tutto. Il ricorso, infatti, individua elementi ‘insufficienti’ nella sentenza delle Sezioni Riunite come ad esempio il calcolo dei crediti inesigibili.
Qui si instaurerebbe una nuova partita. Per la Regione si creerebbe un’ vulnus’ di tutela, una sorta di sovrapposizione di provvedimenti, di eccesso giuridicamente attaccabile. I saldi da rimodulare, poi, potrebbero essere poca cosa rispetto ai timori. Insomma questa storia rischia di essere infinita
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