I sindacati fanno fronte comune per dire no alla legge di riforma degli IACP che è stato annunciato dal governo regionale nei giorni scorsi. Il provvedimento normativo, secondo Cgil, Cisl e Uil, non terrebbe conto di indebitamento, mancanza di risorse per ristrutturazioni e nuovi alloggi, rilancio dell’ERP, problemi ancora non affrontati degli istituti.
“Nessuno di noi può essere contrario ad eliminare sprechi o a realizzare possibili economie di scala attraverso l’attivazione di un coordinamento più stretto tra i vari enti della Sicilia per realizzare attività comuni su alcuni ambiti, ad esempio progettazione o recupero crediti, fermo restando che tutto questo – precisano i segretari generali Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango – non vada a scapito della esigenza di mantenere la prossimità e della vicinanza ai fruitori del servizio erogato. E non ci pare sia questo l’obiettivo del DDL, che continua a coltivare il mito della “aziendalizzazione” e della “centralizzazione” , i cui effetti prodotti sono sotto gli occhi di tutti negli ambiti in cui è stato sperimentato. Basti vedere come funzionano IRSAP o Camere di Commercio dopo le riforme”.
“Come Categorie del Pubblico Impiego di Cgil, Cisl e Uil – osservano ancora Agliozzo, Montera e Tango – vogliamo preservare la vita e la continuità di Istituti che, ricordiamolo, vivono esclusivamente di entrate proprie e non hanno pesato sul bilancio della Regione. Vogliamo preservare il lavoro di chi in questi Istituti offre il proprio servizio, vogliamo migliorare la qualità della fruizione del patrimonio per l’utenza”.
C’è poi il capitolo del personale. “La trasformazione del CCNL pubblico in un contratto di tipo privatistico è una scelta inaccettabile ed irrispettosa nei confronti di tutti i dipendenti che hanno superato un concorso pubblico. E non ci convince per niente nemmeno questo approccio alla questione che finisce per non affrontare i problemi veri degli IACP e della “questione abitativa” in Sicilia e ci batteremo fino in fondo, non escludendo il ricorso alla mobilitazione del personale, se il Governo non dovesse comprendere le nostre ragioni e non operare le correzioni del caso. Il patrimonio ed il rapporto di lavoro devono restare pubblici, perché pubblico – concludono i tre segretari generali – è il ruolo dell’Edilizia Residenziale Pubblica. Ruolo che vogliamo tutelare ed estendere”.
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