Gli studenti dell’ITET “M. Polo” di Palermo si sono confrontati con Vittorio Teresi, procuratore antimafia presso il Tribunale di Palermo, in un incontro organizzato dall’associazione P.A.R.S. nell’ambito del progetto “Giovani cittadini attivi e consapevoli”. Il magistrato, per spiegare ai giovani le difficoltà degli inquirenti nell’individuare e perseguire eventuali condotte penalmente rilevanti in materia di associazione mafiosa, ha ricordato le sue prime indagini sul racket negli anni ’80, dopo il ritrovamento del libro mastro delle estorsioni a casa del boss Madonia.
Oltre al silenzio dei commercianti taglieggiati, vi è anche “l’omertà di Stato che copre fatti indicibili – ha denunciato il magistrato – che sono i motivi per cui in Italia, ancora dopo tanti anni, non siamo riusciti ad avere una spiegazione completa dei misteri, a partire dalle stragi del terrorismo di destra e di sinistra e a finire alle stragi di mafia del ’92-93 e ai tanti omicidi eccellenti”. Pagine buie della storia italiana, in cui aleggiano le responsabilità di alcuni rappresentanti delle istituzioni “collusi, che condividono i fini dell’organizzazione mafiosa e che trovano vantaggi politici nell’approcciarla”. Il riferimento è al processo in corso a Palermo, giunto ormai in fase di requisitoria, sulla Trattativa Stato-mafia che vede imputati rappresentanti delle istituzioni e uomini d’onore accusati, a vario titolo, per i fatti risalenti al periodo stragista 92-94.
Il pm non ha nascosto alla platea di studenti le difficoltà incontrate nel proprio lavoro, ma non vuole che si parli di lui né dei magistrati in genere come di eroi.
“Non siamo persone eccezionali, quello che facciamo lo può fare chiunque. Parlare di eroi – ha esplicitato Vittorio Teresi – è un alibi morale per chi non si vuole impegnare”.
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