Nel 2023, rallenta anche l’economia siciliana, risentendo del progressivo esaurirsi degli effetti positivi della ripresa post-pandemica, dei contraccolpi dell’inflazione e del conseguente inasprimento della politica monetaria. Secondo la Svimez, queste criticità sono intervenute a modificare un’inedita capacità reattiva del Sud dell’Italia, che si era manifestata nella fase di ripresa post-Covid.

Complessivamente, nel biennio 2021-2022, l’economia del Mezzogiorno ha registrato infatti una crescita dell’11,5%, più che compensando la perdita del 2020 (-8,6%) e realizzando una performance che è risultata in linea con quella del resto del Paese. La Sicilia è stata parte integrante di questa ripresa, con valori non lontani da quelli della circoscrizione (+10,8% la crescita nel biennio, a fronte di una perdita dell’8,2% nel 2020).

Svimez ha pure recentemente diffuso delle stime in cui viene ulteriormente evidenziato un differenziale di crescita a favore del Mezzogiorno nell’anno 2023 (1,3% contro lo 0,9% dell’Italia), che premierebbe particolarmente la Sicilia, attribuendo all’Isola un aumento del PIL pari al 2,2%. Questa favorevole performance si spiegherebbe con il dinamismo delle opere pubbliche e, più in generale, degli investimenti in via di realizzazione nel quadro del PNRR, nonché di quelli ascrivibili all’accelerazione della spesa riconducibile alla chiusura del ciclo di programmazione 2014-2020.

I dati del PIL

In attesa che l’Istat confermi o meno queste stime, nei conti macroeconomici territoriali relativi al 2023, nel Defr 2025-2027, si assume un profilo di crescita del PIL (tendenziale) della Sicilia, ispirato a maggior cautela (0,9%), ma solo apparentemente disallineato rispetto alle recentissime previsioni di Svimez. La nota di aggiornamento al Defr, presentata nel mese di ottobre 2023, riportava, infatti, una stima di crescita del Pil programmatico per l’anno 2023 del 2,3% su base annuale, incorporando nel Pil tendenziale (allora stimato in +0,7%) l’impatto della spesa per finalità strutturali prevista dalla Regione. Si trattava quindi di una previsione assimilabile a quella oggi pubblicata da Svimez, atteso che si siano realmente dispiegati nell’anno considerato gli effetti di quella spesa.

Ciò detto, le più recenti elaborazioni effettuate dall’Istat hanno comportato, per l’anno 2021, un’evidente revisione al rialzo delle stime di crescita del PIL, sia a livello nazionale che territoriale, che ha modificato, di fatto, il profilo tendenziale di base sul quale erano state effettuate, lo scorso autunno, le stime della nota di aggiornamento del Defr 2024-2026 (NaDefr). Il rilascio dei nuovi dati ha comportato una correzione della serie storica fino all’anno 2022, determinando una ricalibrazione delle stime di crescita per il 2023 e delle previsioni per il 2024.

Le stime del PIL per il 2024: Sicilia +0,7%

Rispetto al profilo ipotizzato nella NaDefr, le nuove stime, elaborate anche in base allo scenario economico delineato dal documento di economia e finanza (Def) nazionale, presentato dal Governo ad aprile 2024, appaiono migliorative per l’anno 2023 (+0,9% a fronte di +0,7%), ma vengono riviste in leggero ribasso per il 2024 (+0,7% a fronte di +1,0%). Sul risultato dell’anno in corso, pesano le incertezze legate al perdurare e all’acuirsi delle tensioni geopolitiche internazionali, che spingono ad orientare gli scenari previsivi su profili prudenziali ed in linea con quelli relativi delle circoscrizioni di riferimento. Per il mezzogiorno, le stime per l’anno appena concluso si attestano su una crescita del PIL dello 0,7%, identica a quella prevista per il 2024, mentre per l’Italia, acquisita la crescita dello 0,9%, per il 2023 (dato Istat), si prevede, per l’anno in corso, una variazione del PIL dell’1%, secondo quanto riportato nel Def nazionale.

L’indice dei prezzi dei beni energetici

Una speciale rilevanza, in questo scenario, inoltre, ha assunto l’andamento dell’inflazione e il suo profilo regionale in particolare, per il significativo impatto che su di esso ha avuto, a partire dall’anno 2022, l’eccezionale rincaro dei prezzi del settore energetico. Il relativo indice, misurato per l’intera collettività (NIC), dopo il picco registrato nel mese di ottobre 2022, ha intrapreso un percorso di graduale rientro, fino a diventare negativo nelle rilevazioni più recenti.

Il tasso di crescita tendenziale dei prezzi

Il tasso di crescita tendenziale dei prezzi in Sicilia si è mostrato più sensibile a tale andamento, rispetto ai valori dello stesso indicatore nel resto del paese. Dopo aver raggiunto un picco del 14,9%, a ottobre 2022 (Italia 12,1%), quando l’indice per l’energia era a +137%, è iniziata una discesa, che, a dicembre 2023, ha portato quest’ultimo a -42%, sempre come valore tendenziale, spingendo l’indice generale per la Sicilia a -0,9% e il valore medio nazionale a +0,5%.

L’andamento dei prezzi dei beni energetici, che aveva rappresentato il principale fattore di traino nella fase di accelerazione, è stato quindi determinante anche nella fase di decelerazione, presumibilmente, a causa del ruolo più importante che tali beni giocano nel determinare i costi di trasporto delle merci importate in Sicilia, stante la tipologia prevalente dei vettori utilizzati (trasporto su gomma) e la perifericità geografica della regione. Il processo di disinflazione ha comunque variamente investito i settori merceologici. I prezzi dei beni alimentari, ad esempio, hanno mantenuto una dinamica che permane a livelli più sostenuti, mostrando un tasso di crescita medio annuo, nel 2023, pari al 10,0%, sia in Sicilia che in Italia.

Permangono elevati, rispetto agli anni pre-crisi, anche i tassi di crescita dei prezzi dei prodotti di abbigliamento, mobili, servizi ricettivi e di ristorazione e dei servizi in genere, tutti settori che impattano più direttamente sulla spesa delle famiglie.

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