Le reliquie di San Benedetto il Moro arrivano in Venezuela e Perù. Ad un anno dal devastante incendio che ha colpito il complesso monumentale di Santa Maria di Gesù, il legame tra la Sicilia e il Sud Africa si fa ancora più forte. In occasione del V centenario della nascita di San Benedetto il Moro, compatrono di Palermo, due frati siciliani, Fra Ferdinando Trupia e fra Marcello Badalamenti, si sono recati in Venezuela e Perù per portare le reliquie del santo africano ai fedeli dei due paesi.

L’iniziativa

L’iniziativa, promossa dai frati minori di Sicilia, vuole celebrare il forte legame che unisce Palermo e il Sud Africa, rafforzato ulteriormente dalla tragedia che ha colpito Santa Maria di Gesù. San Benedetto il Moro, venerato come “San Benito da Palermo” in America latina, è un santo molto popolare e amato dai fedeli di ogni età.

La missione dei due frati è stata accolta con grande entusiasmo e devozione. Le reliquie del santo hanno viaggiato tra chiese, parrocchie e comunità, portando con loro un messaggio di fede, speranza e solidarietà. La visita dei frati è stata un’occasione per rafforzare il legame spirituale tra la Sicilia e il Sud America, unendo in un unico abbraccio di fede due culture e continenti lontani.

Esposte le reliquie del Santo in occasione del Festino di Santa Rosalia

Il ritorno di San benedetto il Moro, un simbolo di accoglienza ed integrazione. Dopo quasi un anno dal devastante incendio che ha distrutto la chiesa santa Maria di Gesù, i frati minori di Sicilia, con l’aiuto di esperti e studiosi, hanno ricomposto con cura i resti mortali di San Benedetto il Moro, patrono della città insieme a Santa Rosalia.

Le ossa ricomposte sono state sistemate in una teca di vetro e saranno esposte alla venerazione dei fedeli per la prima volta a partire da giovedì 11 luglio presso la cattedrale di Palermo. L’evento, è parte del triduo in preparazione alla solenne festa di Santa Rosalia, un’occasione per celebrare la storia e i valori della città.

La storia del Santo

San Benedetto il Moro, nato a Sanfratello nel 1524 da schiavi deportati dall’Africa, fu liberato da Girolamo Lanza, eremita e poi frate francescano a Santa Maria di Gesù di Palermo. Morì nel 1589 e fu proclamato compatrono della città nel 1652. Il suo esempio di uomo libero e accogliente verso tutti, dia confratelli poveri, dalle donne ai nobili, lo ha reso simbolo di riscatto, di accoglienza e di integrazione, come sottolinea il professor Pietro Sorci, docente presso la facoltà teologica di Sicilia.

“Rosalia e Benedetto costituiscono i due bastioni della città – spiega Sorci – molto bene rappresentati dal monte Pellegrino e dal Monte Grifone che abbracciano la città, la Conca d’oro e il golfo di Palermo. Essi simboleggiano la diastole e la sistole del cuore della città: Rosalia significa la liberazione e l’allontanamento della peste, della mafia e di tutto ciò che la inquina, la deturpa e l’avvilisce; Benedetto l’accoglienza e l’integrazione dei poveri, degli schiavi e degli immigrati provenienti da altri paesi, continenti e culture – poi continua – La celebrazione del quinto centenario della nascita del Santo Moro e del quarto centenario del ritrovamento delle reliquie di santa Rosalia offrono l’occasione per riflettere su ciò che i due santi significano per la storia e la vocazione della città”.

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