Il periodo di più acuto impatto della pandemia è stato soprattutto contrassegnato, a livello di politica economica, dalla necessità di intervenire a tutela del sistema produttivo e dei redditi, con l’obiettivo di scongiurare la irreversibile caduta delle attività colpite. Contemporaneamente la Commissione Europea ha avviato un processo di programmazione che è stato recepito dagli stati membri e che si misura con i temi di fondo dello sviluppo sostenibile e delle criticità strutturali delle diverse economie. Su questo secondo versante si può cercare di delineare la posizione della Sicilia per individuare le prospettive degli interventi di medio termine.
Il programma Next Generation Eu (Ngeu) è stata la principale risposta dell’unione europea alla crisi pandemica e prevede interventi fino a 750 miliardi (di cui 360 in prestiti e 390 in trasferimenti) che si articolano in diversi strumenti, ma quello con cui è gestita la maggior parte delle risorse è il dispositivo per la ripresa e la resilienza, che veicola 672,5 miliardi.
Per richiedere le risorse del dispositivo gli Stati membri hanno predisposto piani nazionali per definire un insieme coerente di riforme e di investimenti da realizzare tra il 2021 e il 2026. L’Italia ha presentato ufficialmente il proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in data 30 aprile 2021 alla Commissione europea. A valere sul Dispositivo sono previsti interventi per 191,5 miliardi, cui si aggiungono quelli finanziati da React‑EU (un altro programma comunitario nell’ambito di Ngeu) e da risorse nazionali 28.
Il Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Si tratta di uno strumento che intende riparare i danni economici della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. In merito alla riduzione dei divari territoriali, il governo ha stabilito – con il decreto-legge n° 77 del 31 maggio 2021 – che alle regioni del Mezzogiorno sia destinato almeno il 40% di tutte le risorse allocabili, previste dal PNRR e dal fondo complementare (PNC) e prevede investimenti significativi in materia di coesione sociale e discriminazione di genere. La Sicilia viene specificamente citata tra le righe del documento riguardo al rafforzamento dell’Ufficio del processo per la Giustizia amministrativa (TAR sede di Palermo e sezione staccata di Catania), alla conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie non elettrificate e caratterizzate da elevato traffico in termini di passeggeri con un forte utilizzo di treni a diesel, alle misure per garantire la piena capacità gestionale nei servizi idrici integrati. Inoltre, al rafforzamento delle zone economiche speciali (Zes Sicilia Occidentale – Zes Sicilia Orientale), semplificandone il sistema di governance per favorire la cantierabilità degli interventi, soprattutto nell’ambito delle reti di trasporto.
Secondo i dati di monitoraggio sullo stato di avanzamento degli interventi del PNRR (riferiti al mese di marzo 2023) diffusi dalla Fondazione Openpolis, sono state definite per la Sicilia 32 misure, tutte riguardanti investimenti per un importo complessivo di 18,88 miliardi di euro, di cui 5,37 miliardi di sovvenzioni e 13,51 miliardi di prestiti, e 3,95 miliardi di fondo complementare.
La maggior parte delle risorse sono previste per gli investimenti in “infrastrutture” pari al 57,9% dell’importo totale delle risorse complessive e a seguire in “transizione ecologica” (12,4%), in “scuola, università e ricerca” (9,0%), in “impresa e lavoro” (7,3%) in “inclusione sociale” (5,7%), in “salute” (3,9%), in “digitalizzazione” (3,5%) e in ultimo in “cultura e turismo” (0,4%). Delle 32 misure, 7 sono ancora da avviare, 15 sono in corso di realizzazione, una è stata completata e riguarda l’assunzione di profili tecnici per rafforzare le amministrazioni pubbliche, 9 sono in ritardo di realizzazione.
I progetti afferenti a ciascuna misura sono pari a n. 9.841, localizzati nel territorio secondo la seguente tipologia di intervento previsto: 3.049 riguardanti il tema della digitalizzazione, 2.330 riguardanti il tema della scuola, università e ricerca, 998 riguardanti il tema di impresa e lavoro, 33 riguardanti il tema della cultura e turismo, 552 riguardanti il tema della inclusione sociale, 322 riguardanti il tema delle infrastrutture, 1.974 riguardanti il tema della transizione ecologica e 583 riguardanti il tema della salute.
Occorre mettere in evidenza che gli obiettivi e gli strumenti definiti nel PNRR sono in larga parte sovrapponibili a quelli del nuovo ciclo della politica di coesione 2021-27, circostanza questa che impone molta attenzione a che le risorse del ciclo siano programmate secondo una logica di complementarità e aggiuntività rispetto a quelle del Piano. Queste premesse, come elementi di incertezza ma anche come sfide per la programmazione regionale, sono attentamente da considerare nella definizione della spesa di sviluppo che concorre a produrre gli scenari di previsione.
L’intervento pubblico regionale, da considerare per inquadrare la spesa con finalità strutturali diversa da quella prevista nel PNRR, tiene conto di molteplici strumenti e dei relativi finanziamenti garantiti dai fondi della politica di coesione comunitaria e nazionale.
In particolare elenchiamo Po Fesr Sicilia 2014 – 2020, Po Fesr Sicilia 2021-2027; Programma operativo complementare (Poc Sicilia 2014-2020, Piano sviluppo e coesione (Psc) per effetto della delibera Cipess 32/2021- sezione ordinaria; Piano sviluppo e coesione (Psc) per effetto della delibera Cipess 32/2021 – sezione speciale 1 – art 241 del D.L. 34/2021; Piano sviluppo e coesione (Psc) per effetto della delibera Cipess 32/2021 – sezione speciale 2 – art 241 del D.L. 34/2021; Fsc “Fondo sviluppo e coesione” anticipazione risorse 2021-2027 per effetto della delibera Cipess 79/2021; Pac Piano di salvaguardia degli interventi significativi del Po Fesr 2007-2013; “PAC nuove azioni e misure anticicliche” ; Programma di sviluppo rurale; Po Feamp 2014-20: il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e il Po Fse.
Il 2024 rappresenta l’annualità di transizione e di cesura tra la conclusione del ciclo di programmazione comunitario 2014-2020 e l’avvio del nuovo ciclo 2021-2027 e pertanto è previsto nel biennio 2023-2024 un picco di spesa dovuto alla necessità di completare tutti i pagamenti delle spese relative al ciclo che si sta per chiudere.
Fonte: Defr Sicilia 2024/2026