Applausi, ovazioni, occhi commossi ieri sera per “Le parole rubate”, lo spettacolo dedicato ai misteri dietro le stragi del 1992 e andato in scena al Teatro Massimo di Palermo in occasione del venticinquennale dell’attentato di Capaci. Platea e palchi gremiti da magistrati, giornalisti, famiglie, giovani hanno applaudito il protagonista Ennio Fantastichini, il compositore Marco Betta, il regista Giorgio Barberio Corsetti, il direttore Yoichi Sugiyama, i giornalisti Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo, autori del testo.
Due oggetti in scena, simbolo dei più grandi misteri delle stragi del 1992: il computer di Giovanni Falcone, forse violato per trafugare i file più scottanti; la borsa vuota di Paolo Borsellino, priva dell’agenda rossa su cui il magistrato custodiva gli appunti più riservati.
Grande emozione quando, nel finale dello spettacolo, da ogni palco è sceso un lenzuolo bianco, memoria della rivolta civile dopo le stragi, su cui sono state proiettate le domande senza risposta sulle stragi e le immagini dei voliti delle vittime.
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