Sarà la bacchetta del magiàro György G. Rath ad attrarre gli spettatori del concerto dell’Orchestra Sinfonica Siciliana venerdì 20 gennaio alle 20,30 e sabato 21 gennaio alle 17,30.
Al pianoforte Michail Lifits. In programma il Concerto per pianoforte n. 2 in sol minore, op. 22 di Camille Saint-Saëns e La sagra della primavera di Igor’ Fëdorovič Stravinskij. Rath, noto al grande pubblico per aver eseguito come Direttore Musicale dell’Opera di Budapest la prima mondiale di un’opera in 3D, Il Castello di Barbablú di Bartók, appartiene a quei direttori d’orchestra che sono provetti sia nelle interpretazioni della lirica, che della musica sinfonica ed oratoriale. Il suo vasto repertorio comprende la musica classica da Bach a Bartók, le opere di Mozart, Verdi e Puccini sino a Janacek.
Il Concerto per pianoforte e orchestra n.2 di Saint-Saëns. Fu eseguito per la prima volta al Cirque d’Hiver di Parigi, il 13 maggio 1868. E’ diviso in tre movimenti: Andante sostenuto, Allegro scherzando, Presto. E’ con molta probabilità il più popolare dei piano concerto del compositore, dedicato a Madame A. de Villers. Alla prima esecuzione, il direttore fu Anton Rubinstein, che successivamente ne rese famosa l’esecuzione come solista. Composto in appena tre settimane, il concerto ebbe la piena approvazione di Franz Listz, presente alla prima.
La sagra della primavera (titolo originale “Le Sacre du printemps”) è un balletto rappresentato per la prima volta a Parigi il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs-Élysées dai Balletti russi di Sergej Djagilev, su musica di Igor’ Stravinskij, con scenografie di Nikolaj Konstantinovič Roerich e per la coreografia di Vaclav Nižinskij. Stravinskij ricevette la commissione dell’opera nel tardo autunno del 1912. Alla prima del balletto, il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, avvenne una delle più famose risse della storia della musica a causa della musica ardita proposta. Il soggetto della “Sagra” venne in mente a Stravinskij già durante la composizione della prima opera commissionatagli da Djagilev nel 1910.
Il balletto inscena un rito sacrificale pagano nella Russia antica all’inizio della primavera, nel quale un’adolescente veniva scelta per ballare fino allo sfinimento solo per favorire la benevolenza degli dei in vista del risveglio della natura. Insieme ad una orchestrazione ardita e ben congeniata, ad un uso spregiudicato di ritmiche complesse, di politonalità e di poliritmie, Igor Stravinskij si avvalse di svariati temi popolari russi per creare il tessuto musicale dell’opera. Invertiti, in tonalità diverse, sovrapposti, dilatati o ristretti, per questo vasto materiale l’opera in sé respira e vive degli elementi della Russia folkloristica, custode della memoria popolare e dunque così vicina al mondo arcaico e pagano che Stravinskij raffigurò con maestria, capace di colpire le zone dell’inconscio umano più primitive.