Una cooperativa di circa 80 lavoratori del gruppo Buttitta è pronta a gestire le cave confiscate definitivamente alla mafia nel giugno 2021: la Giardinello di Trabia, la Consona di Bagheria, la Valle Rena tra Altofonte e Piana e la Casachella di Bolognetta, sequestrate nel 2008 ai familiari dell’imprenditore considerato vicino a Bernardo Provenzano, e deceduto poco prima del sequestro. Oggi in Prefettura un incontro sulla gestione delle cave in amministrazione giudiziaria.
Verso una soluzione unitaria
Durante il vertice si è discusso d’individuare una soluzione unitaria per assicurare il futuro occupazionale dei lavoratori, metalmeccanici ed edili, dopo la gestione delle cave da parte dell’Agenzia dei beni confiscati. All’incontro erano presenti oltre alla Fiom, che ha sollecitato l’incontro, l’Agenzia, l’amministratore giudiziario che segue le quattro cave del gruppo, le sigle degli edili di Fillea, Filca Feneal, i componenti del consiglio d’amministrazione, l’Rsu Fiom della Orima srl, azienda confiscata che cura la manutenzione dei mezzi e che si occupa dei servizi tecnici e amministrativi per le cave, l’Rsu Fiom di Orima Leonardo Martorana e i delegati degli edili.
La strada della cooperativa
“Dal nostro punto di vista, la strada percorribile è quella di una cooperativa che tenga dentro tutti i lavoratori, edili e metalmeccanici, perché il compito del sindacato è quello di non lasciare indietro nessuno – dichiara il segretario generale Fiom Cgil Palermo Francesco Foti -. Sono stati 10 anni di amministrazione giudiziaria virtuosa, le commesse che non sono mancate hanno garantito l’occupazione, è stata fatta qualche assunzione, gli stipendi sono stati sempre erogati e sono stati rispettai i contratti collettivi. Il ruolo dei metalmeccanici e degli amministrativi, fondamentale per la cura e la manutenzione di attrezzature e impianti, è importante e vanno salvaguardati tutti i posti di lavoro”.
Ora spazio al progetto
“Un soggetto unico per la gestione delle 4 cave dell’ex gruppo Buttitta è la soluzione migliore perché conterrebbe al suo interno tutte le figure professionali necessarie per l’intero ciclo produttivo e per operare con efficienza, evitando la concorrenza tra cave – aggiunge Foti -. Adesso bisogna realizzare un progetto, abbiamo chiesto all’Agenzia e all’amministratore giudiziario di tracciare un percorso, e di calcolare con un piano economico le risorse che serviranno per realizzare tale cooperativa. La nostra richiesta è che l’Agenzia dei beni confiscati trovi la soluzione migliore per garantire l’occupazione, proseguendo in questo modo l’azione di contrasto alla criminalità che vede impegnato lo Stato nella gestione dei beni confiscati. Tutti i lavoratori dovranno essere informati dell’impegno di risorse economiche che servirà per avviare il progetto. Dovrà essere un percorso trasparente e che preveda garanzie occupazionali per tutti. Qualora non fosse percorribile la cooperativa, l’Agenzia dovrà farsi carico di trovare qualunque soluzione per dare continuità produttiva alle cave e soprattutto occupazionale”.
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