Un’adesione media del 55 per cento con picchi dell’ottanta nei punti vendita Sma, Oviesse e Zara. È il risultato dello sciopero del commercio in Sicilia contro il mancato accordo sul contratto collettivo da parte delle aziende che aderiscono a Federdistribuzione.
Un nutrito gruppo di lavoratori ha manifestato a Palermo per tutta la mattinata davanti al punto vendita Oviesse di via Libertà assieme ai segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Ad essere coinvolto dallo sciopero nell’Isola è un bacino di oltre 20 mila lavoratori.
”C’è stata una forte adesione – dice Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – ci auguriamo che Federdistribuzione riveda le sue posizioni con particolare riguardo alle proposte di deroga e sospensione degli istituti contrattuali in caso di crisi e, nelle more che ci siano le condizioni per potere stipulare un nuovo contratto nazionale con Federdistribuzione, decida di applicare ai lavoratori il contratto di riferimento nel settore terziario ovvero il contratto sottoscritto con Confcommercio nell’aprile 2015”.
Le altre imprese che fanno parte di Confcommercio hanno già siglato il rinnovo e adesso rispetto alle altre garantiscono migliori trattamenti economici. Le aziende che invece aderiscono a Federdistribuzione hanno negato l’accordo proponendo al contrario delle norme ritenute irricevibili e peggiorative. E dopo 30 mesi senza alcun aumento hanno proposto un aumento di soli 15 euro. Tra le aziende coinvolte ci sono Auchan, Lidl, Carrefour, Zara, Leroy Merlin, Zara, Rinascente, Oviesse, Bricocenter, Ikea, Sma.
Il tavolo delle trattative è saltato proprio in seguito ad alcune proposte che sono state poste come condizioni non negoziabili. Ad esempio una prevede la definizione di aumenti salariali che determinerebbero al 31 dicembre 2018 una massa salariale di 1.831 euro al quarto livello a fronte dei 3.000 euro previsti alla stessa data e al medesimo livello di inquadramento dal contratto applicato dalle altre aziende. Tra le altre condizioni poste c’è l’imposizione di norme destinate a consentire alle aziende di derogare a tutti gli istituti del futuro contratto, anche in assenza di accordo tra le parti a livello aziendale, compresi quattordicesima, permessi, orari di lavoro”.
Secondo la Uiltucs “Federdistribuzione ha deciso di erogare a trattativa cessata e a oltre un anno dalla sigla del contratto collettivo del terziario la somma di 15 euro. Un atto di arroganza paternalistica verso i lavoratori considerando che da oltre un anno i dipendenti ai quali si applica il contratto già firmato hanno già ricevuto circa 400 euro in più in busta paga e possono contare su un aumento salariale di 30 euro che diventeranno 45 a giugno”.
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