L’Autonomia siciliana compie 73 anni. Anche sembrano essersi fermati o quantomeno rallentati gli attacchi diretti allo statuto speciale, anche se sostituiti da più subdoli provvedimenti tesi a sterilizzarne gli effetti, resta la domanda sul come questa Autonomia sia stata usata e sulla esigenza di riformarla e comunque applicarla.
Non si sottrae alle mille difficoltà del sistema il presidente della Regione Nello Musumeci nel suo messaggio rivolto oggi ai siciliani anche se vuole essere ottimista “La ricorrenza del 73° anniversario dello Statuto autonomistico coglie la nostra Isola in un contesto economico più dinamico, rispetto al recente passato. È ripartita la spesa pubblica produttiva, non solo comunitaria; le imprese tornano ad investire, sale il risparmio delle famiglie, crescono le startup giovanili, aumentano le iscrizioni nelle università dell’Isola. C’è voglia di ottimismo – scrive Musumeci -. È merito del lavoro di tanti e non solo del Governo regionale, peraltro impegnato, da oltre un anno, in un serrato confronto con lo Stato per vedere in Sicilia cancellate indicibili ingiustizie e riconosciuti sacrosanti diritti”.
Ma ecco che arrivano i cenni agli accordi raggiunti, spesso contestati “Con l’accordo sottoscritto a dicembre e con quello ufficializzato la scorsa settimana porremo fine alla lunga agonia delle nove ex Province: otterranno nuove risorse finanziarie, potranno approvare il loro bilancio e, quindi, sbloccare i fondi per gli investimenti sui rispettivi territori, offrendo così nuove opportunità di lavoro. Rimane il problema finanziario di molti Comuni dell’Isola in dissesto o in procinto di esserlo. Ed anche su questo fronte stiamo lavorando per avere dal Governo nazionale risposte adeguate alla emergenza istituzionale”.
la dialettica fra Palermo e Roma resta complessa “E’ un confronto senza compromessi e a tutela della dignità che ha saputo conservare il Popolo siciliano. È solo un buon inizio – ammette Musumeci -, tenuto conto che da sempre il centralismo romano tende a minimizzare e, in alcuni casi, persino a negare i princìpi essenziali della nostra Autonomia, impedendo la corretta e piena applicazione delle norme statutarie. Perché lo Stato, inutile negarlo, continua ad essere “predatore” non solo a danno della Sicilia ma dell’intero Meridione. Ha ragione il Presidente della Repubblica quando invita tutti gli italiani a sentirsi “comunità coesa e solidale”. Ma perché il Suo auspicio possa diventare realtà occorre lavorare, a Roma come a Palermo, affinché un bambino che nasce nell’entroterra siciliano abbia davanti a sè le stesse opportunità di chi nasce nel Veneto o in Lombardia”.
Poi l’assunzione di responsabilità e oneri “Dipende anche da noi, da tutti noi, voltare pagina e avviare una nuova stagione, non di rivincita vendicativa, ma di giustizia ristoratrice. Dobbiamo rimuovere l’idea diffusa di una Sicilia “piagnona e parassita” e saper finalmente rilanciare lo spirito autonomistico, in un contesto non più dei “privilegi” ma della “responsabilità”. Sarebbe assurdo oggi sottovalutare l’importanza della prerogativa conquistata 73 anni fa mentre altre Regioni del Nord rivendicano faticosamente il diritto ad un autogoverno assai simile al nostro.
Apprezziamolo, dunque, lo Statuto siciliano. E per farlo occorre innanzitutto conoscerlo”.
“Ecco perché – conclude – ne festeggiamo l’anniversario assieme ai ragazzi delle scuole, al Teatro Politeama di Palermo, per richiamare la loro attenzione sulla genesi dell’Autogoverno e illustrarne le regole che lo disciplinano. Vuol dire rendere i ragazzi custodi del nostro passato e artefici del loro futuro. Può essere efficace medicina contro l’attuale paralisi progressiva dei valori. Del resto, è soprattutto per i giovani che profondiamo il quotidiano impegno di governo, affinché l’avvenire non sia più per loro una minaccia ma la certezza di un progetto di vita. Da realizzare in Sicilia”.