Un uomo con un passato criminale che in carcere avrebbe completamente cambiato vita e modo di pensare.
La detenzione per lui, sarebbe stata occasione di riscatto e redenzione.
Ne sono convinti i giudici che adesso gli hanno permesso di lasciare l’ergastolo per la libertà condizionale.
La storia di Santi Pullarà viene raccontata dall’edizione odierna del Giornale di Sicilia.
Uomo mafioso di spicco della famiglia di Santa Maria di Gesù, nel 1991 Pullarà aveva ucciso Andrea Savoca, un bambino di soli 4 anni, che si trovava in auto con il padre, Giuseppe Savoca, al quale erano indirizzati i proiettili. Nel suo ‘curriculum’ si contano sette omicidi di mafia. Tra le sue vittime anche Colombina Steri, 21 anni, assassinata perché si trovava al fianco del fidanzato, Alfredo Maiolino, 24 anni, vero obiettivo dei killer.
A Pullarà i giudici avevano comminato la pena dell’ergastolo.
Negli anni trascorsi in carcere, l’uomo ha studiato, ha cominciato a scrivere libri e si è laureato.
I giudici del tribunale di sorveglianza di Firenze hanno ravvisato nel detenuto “un sicuro ravvedimento”. Pullarà quindi lascia l’ergastolo. Andrà a vivere a casa del professore universitario Alessandro Fo, che lo ha seguito come tutor durante gli studi.
Per i giudici, l’ergastolano avrebbe messo in atto “la ricerca di un effettivo distacco dal passato, anche in termini di elaborazione delle ragioni delle scelte e dei condizionamenti di vita”.
In carcere Santi Pullarà ha conseguito la laurea breve in Lettere col massimo dei voti e adesso sta studiando per la specialistica in Storia medievale con l’intenzione di scrivere una tesi proprio sulla Sicilia.
I giudici fiorentini sottolineano inoltre che Pullarà “ha seguito con autentico interesse i gruppi culturali seminariali, organizzati da volontari dell’università di Siena, con la presenza anche di professori che lo hanno molto sostenuto, offrendogli stimoli positivi, fiducia nella possibilità di cambiamento e riscatto”.