“L’arresto di Settimino Mineo, considerato il nuovo capo di Cosa nostra, insieme ad altre 46 persone, è destinato a riaccendere nelle carceri e in particolare nei 13 istituti penitenziari dove sono reclusi i 740 detenuti per reati di criminalità organizzata e terrorismo in regime di carcere duro (41 bis) la lotta alla successione”.
L’allarme viene dal segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo evidenziando che “non è un caso che dopo la morte del boss Totò Riina, Mineo è stato designato al vertice della commissione mandamentale di Cosa Nostra solo dopo aver ottenuto il benestare dei mafiosi in carcere. In più bisogna aspettarsi un infittirsi di “pizzini” per dare indicazioni ai clan su chi deve adesso diventare il nuovo boss dei boss. Che, stavolta, non è escluso possa essere una donna. Con la morte di Riina i capi hanno sentito l’esigenza di rivedersi e ripristinare le regole e di riprendere i contatti con la Ndrangheta sia per ambiti illegali come gli stupefacenti, ma anche per settori legali come il traffico di rifiuti. E se la nomina di Mineo ha spostato il suo baricentro verso la città di Palermo a differenza di quando questa era in mano ai corleonesi, i nuovi arresti determinano un carico di lavoro per il personale di polizia penitenziaria ampiamente sotto organico in tutti gli istituti di pena e un’ulteriore situazione di stress. Non vorremmo che gli arresti servano esclusivamente a tacitare le coscienze di chi ha
responsabilità dell’ordine pubblico fuori e dentro le carceri per accreditare una situazione che è tutt’altro che rassicurante. Sarebbe decisamente negativo pensare di aver sradicato completamente la mafia perché la Cupola non tarderà a rigenerarsi.
È proprio da quanti sono sottoposti al 41 bis che bisogna aspettarsi ‘pizzini’ di ordine ai clan del mandamento di Corleone – aggiunge – per riprendersi la supremazia sui palermitani e per indicare da subito i reggenti provvisori ed in tempi medi affermare la supremazia del nuovo boss dei boss. Inoltre non bisogna dimenticare che stanno tornando in libertà decine e decine di vecchi capi mafia che potranno continuare ad operare. Per il segretario generale del Spp serve intensificare la vigilanza, specie nei 13 istituti del 41 bis, sia per prevenire la tensione nelle carceri.
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