Lunedì 22 gennaio alle ore 18:00 sarà presentata la ricollocazione nel presbiterio della chiesa della Pinta di Palermo dell’antica pittura con l’Annunciazione, già in deposito al Museo Diocesano di Palermo da molti decenni, con un intervento della prof. Maria Concetta Di Natale.
A 18 anni dall’ultima esposizione, nella mostra dedicata al pittore Vincenzo da Pavia, nel 1999, rivede la luce nel luogo ove fu esposta intorno al 1648, ben 370 anni fa, la cinquecentesca pittura raffigurante l’Annunciazione, titolare della chiesa della Pinta al Palazzo Reale di Palermo.
In occasione della mostra fotografica “La lunga vita. Longevità: nuova fonte di energia”, organizzata dalla Fondazione Farmafactoring nella chiesa della SS. Annunziata della Pinta, con la collaborazione della Soprintendenza ai BB.CC.AA. e dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo, il direttore di quest’ultimo ufficio, don Giuseppe Bucaro, ha favorito il ritorno nel presbiterio della principale icona della chiesa ove era oggetto di antichissima devozione.
La mostra fotografica, la cui apertura è stata prorogata fino al 31 gennaio, godrà così di un ulteriore corredo di preziosi apparati decorativi, come gli affreschi in controfacciata e gli stucchi tardo seicenteschi attribuiti a Giuseppe Serpotta, fratello del più noto Giacomo.
La tavola dell’Annunciazione dipinta a tempera e olio su legno dopo il 1539, data ad ignoto pittore meridionale, era esposta nell’antica chiesa della Pinta a Porta S. Giorgio, gestita dalla confraternita eponima fondata nel 1344 e molto prestigiosa, tanto da avere ricevuto il sostegno dell’Imperatore Carlo V durante la sua visita a Palermo nel 1535. Una volta demolita la chiesa nel 1648 per edificare uno dei baluardi del Palazzo Reale, la confraternita trasferì il suo culto nella vicina chiesa dell’Itria che da quel momento venne definita dell’Itria o della Pinta, perdendo di fatto, però, la devozione originaria, la cui immagine fu coperta per molti secoli.
La tavola, per quanto non sia ancora stata ricondotta ad una mano precisa, è stata ritenuta da alcuni prodotto di ambito non locale e da collocarsi nella cultura di Polidoro da Caravaggio, presumibilmente tra Napoli e Messina, da altri, invece, quale retaggio di quel gusto ma per mano di Vincenzo da Pavia, nella cui mostra monografica a Palermo fu esposta nel 1999. Risultano altresì evidenti ridipinture nel manto dell’angelo da ricondurre alla sfera dei pittori tardomanieristi, come lo Zoppo di Gangi, tra le fine del XVI e i primi anni del XVII secolo.
Il Museo Diocesano di Palermo e l’Ufficio BBCCEE dell’Arcidiocesi proseguono con le operazioni che hanno già visto il ripristino degli apparati pittorico-devozionali a Palermo nelle chiese di S. Cristoforo (1998, 2000), di S. Antonio Abate di Palermo (2001), di S. Eulalia dei Catalani (2002, Madonna di Monserrato) e di Valverde (2005, con la pala di Pietro Novelli), negli oratori dei Bianchi (2005, con la grande Crocifissione di Antonio Manno) e del SS. Rosario in S. Cita (Adorazione dei Magi di Pietro d’Asaro), nelle chiese del SS. Salvatore (2016, S. Orsola cinquecentesca) e di S. Nicolò all’Albergheria (2017).
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