“Fi e Pd da ieri governano Gela insieme, un comune importantissimo della Sicilia, questo significa essere venuti allo scoperto. Non mi meraviglia, hanno gli stessi atteggiamenti. Sono i partiti principalmente coinvolti negli scandali di questi giorni. Gli italiani li hanno mandati all’opposizione e noi non vogliamo farli tornare al governo”.
A parlare è il vicepremier Luigi Di Maio. Lo ha detto intervenendo in Senato in una conferenza stampa. E Di Maio focalizza, così, l’attenzione su uno dei grandi temi emersi dalle amministrative in Sicilia, il primo testo elettorale 2019 che ha anticipato le europee e le amministrative che in tutte le altre regioni coincidono proprio con le europee.
In 5 stelle, che pure hanno vinto due ballottaggi su due conquistando il capoluogo Caltanissetta, guardano però anche al dato dell’alleanza Forza Italia Pd come ad uno spauracchio, un esperimento futuribile e temibile nel territorio che tacciano di ritorno del vecchio sistema che si coalizza contro di loro.
Ma le indicazioni politiche che emergono da questi ballottaggi vanno oltre. Sono tre gli scenari da analizzare. I 5 stelle vincono dove non hanno mai governato, è vero, ma perdono dove sindaci uscenti erano stati eletti con loro; la Lega non riesce ad eleggere sindaci al ballottaggio ma cresce in maniera esponenziale in Sicilia dove nessuno, un anno fa, avrebbe scommesso un soldo neanche sulla metà dei consensi che ha poi raccolto; terzo ma non ultimo a Gela viene eletto il candidato appoggiato da Forza Italia e dal Pd insieme (come sottolinea Di Maio), un esperimento politico che ha spaccato Forza Italia e fa urlare all’inciucio ma c’è da notare anche come il sindaco Pd di Mazara sale con una compagine civica nella quale ci sono anche i centristi del centrodestra.
Alla fine tutti hanno vinto qualcosa ma, al tempo stesso, tutti hanno anche perso qualcosa. Facciamo un passo indietro. Cinque comuni al voto di ballottaggio, un solo capoluogo di provincia ma importante anche perché è la città del leader pentastellato in Sicilia Giancarlo Cancelleri ovvero Caltanissetta e poi 4 comuni non capoluogo ma importanti per motivi diversi: Gela che esce da una sindacatura 5 stelle (anche se il sindaco non è più grillino da tempo); Mazara del Vallo grande comune del Trapanese e simbolo dell’integrazione extracomunitaria, Castelvetrano, comune più piccolo ma che ha dato i natali alla primula rossa della mafia Matteo Messina Denaro e con una amministrazione sciolta per infiltrazione mafiosa e infine Monreale, piccolo comune Normanno a ridosso della città di Palermo tanto da esserne quasi un prolungamento ideale.
Alla fine hanno vinto i cinque stelle che conquistano il sindaco in entrambi i comuni in cui erano al ballottaggio ovvero Caltanissetta e Castelvetrano ovvero a casa di Cancelleri e, ben più importante, a casa di Messina Denaro.
Ha perso la Lega perché non è riuscita ad eleggere nessuno dei suoi due sindaci al ballottaggio a Mazara del Vallo e a Gela. Ha vinto il Pd che piazza i propri candidati sindaco proprio a Mazara del Vallo e a Gela.
Ha vinto il centrodestra che piazza il sindaco a Monreale, candidato civico in realtà ma uomo del movimento Diventerà Bellissima del presidente della regione Nello Musumeci.
Ma a ben vedere l’analisi può anche essere invertita per tutti i contendenti. I 5 stelle che hanno vinto i ballottaggi, hanno però perso i comuni dove avevano fatto eleggere sindaci alla scorsa tornata. La Lega non ha perso davvero anche se non elegge sindaci al ballottaggio, ne ha eletto uno al primo turno in un comune minore ed è il primo eletto in Sicilia sotto il vessillo del Carroccio e non approdato in seguito ed ha raccolto, nei comuni dove è arrivata seconda, decine di migliaia di voti decuplicando il consenso delle amministrative precedenti.
Il Pd che ha vinto ha, però, anche perso visto che nessuno dei candidati eletti era ‘puro’. Insomma vince solo quando si presenta insieme a pezzi del centrodestra. Gli elettori, sembra essere l’indicazione, vedono ormai i partiti di centro come una cosa sola, Pd compreso.
Ha vinto la Forza Italia di Miccichè che piazzando il sindaco del ‘compromesso storico’ si prende una rivincita sui dissidenti che hanno tacciato il progetto di ‘eresia’ ed ha vinto la Diventerà Bellissima di Musumeci nonostante la scelta di restare neutrale alle europee tanto criticata dagli alleati.
Cosa accadrà adesso? Difficile dirlo. Le strade sono tutte aperte. Il centro destra ha due possibilità: l’accordo col Pd oppure quello con la Lega. I 5 stelle sono gli unici che possono e vogliono andare ancora soli. E le Europee dovranno fornire altre indicazioni a iniziare da Fratelli d’Italia, una terza gamba del centrodestra già attrattiva per chi non ha gradito la neutralità di Musumeci e compagni a Palermo. Il vero nodo sarà capire cosa raccoglierà la Meloni con un candidato forte come Raffaele Stancanelli, protagonista un anno fa dell’operazione che ha portato Musumeci sulla sedia di Presidente della Regione e salvo Pogliese, ormai ex forzista che ha lasciato gli azzurri in disaccordo proprio con Miccichè, sulla poltrona di sindaco di Catania
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