Roberto Lagalla si appresta ad affrontare un 2023 che, politicamente, potrebbe riservare più di qualche insidia. Al netto dei tavoli di lavoro romani, in cui si gioca la vera partita sul futuro dei conti del Comune di Palermo, l’ex Rettore deve guardare anche in casa, con i movimenti all’interno del centrodestra e le relative “trattative” su un terreno minato come le società Partecipate. Ciò al netto di diversi esponenti della maggioranza con doppi incarichi, che già più di una volta, hanno comportato problemi numerici in Consiglio Comunale. Fatto a cui si è posto rimedio grazie ad un dialogo costruttivo con le opposizioni.
Il dibattito in Forza Italia
Il sindaco, si sa, è di un’estrazione più moderata che di destra pura. Per questo, l’ex Rettore guarda con interessa a quello che sta avvenendo in due compagini politiche che lo hanno sostenuto nella scorsa tornata elettorale, ovvero Forza Italia ed Italia Viva (sotto le spoglie di Lavoriamo per Palermo). Con riguardo al partito di Berlusconi, proprio il Cavaliere ha lanciato un segnale inequivocabile ai suoi sodali, ovvero la messa in vendita de “Il Giornale”. Un’operazione che appare come un campanello d’allarme per gli azzurri, chiamati a prepararsi ad una delle svolte più epocali degli ultimi anni. Quella di Berlusconi è un’eredità pesante, che sarà contesa da molti. Un dibattito a cui guardano con interesse le anime più “moderate” di Lega e Fratelli d’Italia.
Fatto reso più evidente proprio in Sicilia. Gianfranco Miccichè non è certamente contento di come si stanno mettendo le cose, insidiato da Totò Cardinale da un lato e da Marco Falcone dall’altro. Renato Schifani non lo riconosce come guida delle anime di Forza Italia anzi, se possibile, lo ha messo in condizione di subordinarietà. Ma l’ex presidente dell’Ars, si sa, non è uno che si arrende facilmente. Fatto che, per proprietà transitiva, riguarda anche e soprattutto l’anima palermitana del partito, divisa al momento in due. Da un lato i Tamajo Boys, facenti capo all’assessore regionale alle Attività Produttive, dall’altro Giulio Tantillo ed Andrea Mineo, più vicini a Miccichè. Da capire cosa intenderanno fare i due forzisti della prima ora in caso di spaccatura. Una frattura che potrebbe essere accelerata dalle prossime amministrative a Catania.
Italia Viva e l’asse con Azione
L’altro fronte attenzionato da Lagalla riguarda certamente Italia Viva. Gli uomini di Faraone sono presenti, eccome, in maggioranza. Non con il proprio simbolo, vista la contrarietà di Matteo Renzi, ma con la lista civica Lavoriamo per Palermo, ovvero la prima sigla che ha sostenuto il progetto politico di Roberto Lagalla alle scorse amministrative. I centristi sono rappresentati in Giunta da Totò Orlando, mentre in Consiglio Comunale vantano un gruppo di cinque elementi capitanato da Dario Chinnici. Un’ala in cui risulta una sorta di pesce fuor d’acqua Antonino Abbate, molto vicino al sindaco ma poco propenso alle posizioni di Italia Viva. Fatto che potrebbe cambiare.
Pende infatti sulla testa dell’ex esponente di Ora Sicilia un ricorso al TAR presentato da Luisa La Colla, prima dei non eletti. Un caso su cui i togati si esprimeranno nel prossimo futuro ma che potrebbe aprire le porte ad un avvicendamento a Sala delle Lapidi. Fatto che porterebbe Davide Faraone ad avere un gruppo puro a Sala delle Lapidi. Un elemento a cui si aggiunge la partita legata al patto federativo con Azione. Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto aspettano il momento giusto, ma l’asse potrebbe trasformarsi presto in un intergruppo.
Una sorta di manovra già vista nella scorsa consiliatura fra i renziani e gli uomini di Sicilia Futura, che creò un gruppo da otto elementi che mise in crisi l’ex sindaco Leoluca Orlando. La partita è aperta e Lagalla la guarda con moderata attenzione. “Se son rose fioriranno, se son spine pungeranno”, ha dichiarato il primo cittadino durante la conferenza stampa del 3 gennaio aggiungendo, a proposito di Berlusconi, che “nessuno è eterno”.
La questione “doppi incarichi”
Al di là dei futuri movimenti del centrodestra, ad oggi imprevedibili, c’è da guardare invece ad un fatto che ha creato qualche problema all’interno del Consiglio Comunale, ovvero quello dei “doppi incarichi“. Sulla carta infatti, la maggioranza di Roberto Lagalla conta ben 24 consiglieri comunali. Numeri che però, a Salla delle Lapidi, non sempre, anzi, quasi mai si registrano. Il numero legale è già mancato in diverse occasioni, mentre in altre è stato necessario un accordo d’aula con le opposizioni per portare a casa l’atto, come nel caso del piano triennale delle opere pubbliche 22-24 o sul rendiconto 2021.
Una questione che ha portato, nelle scorse settimane, il deputato regionale di Fratelli d’Italia Fabrizio Ferrara a rassegnare le dimissioni dalla carica. Una decisione dettata proprio dall’onerosità del doppio incarico, che non lasciava tempo sufficente all’esponente di Fratelli d’Italia di suddividersi fra Sala d’Ercole e Salla delle Lapidi. Scelta che, al momento, non hanno condiviso le altre anime della coalizione. Il pensiero va, per esempio, a Marianna Caronia, deputata regionale e consigliere comunale in carica della Lega. Oppure a Francesco Scarpinato, ex capogruppo di Fratelli d’Italia a Sala delle Lapidi ed attuale assessore regionale allo Sport. O, perchè no, all’attuale capogruppo dei meloniani Giuseppe Milazzo, consigliere comunale ed eurodeputato in carica. Una lista che prosegue con Antonio Rini, presidente della II Commissione e sindaco di Ventimiglia di Sicilia, e che si conclude con la consigliera comunale ed assessore allo Sport del Comune di Palermo Sabrina Figuccia.
Un elemento che, ad oggi, non preoccupa particolarmente il primo cittadino. Ma le carte in tavola potrebbero cambiare proprio in caso di movimenti all’interno della coalizione. Perora il sindaco può solo attendere notizie, sia dai tavoli politici che da quelli romani.
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