La trattativa fra Stato e mafia ci fu ma non costituisce reato. E’ questa la sostanza della sentenza d’appello che è stata pronunciata ieri pomeriggio.
Fu una espressione chiara di un mandato politico che lo Stato diede agli ufficiali dei Carabinieri che non possono pagare per aver fatto il loro dovere.
Intere carriere costruite sul nulla
Un pronunciamento che smonta anni di tesi opposte e carriere costruite su questo processo ma che pone le basi anche per la rivalsa. A caldo associazioni come Libera hanno scritto che questa sentenza allontana dalla verità ma il dispositivo, per quel che è dato saperne visto che le motivazioni saranno pubblicate fra 90 giorni, non nega la trattativa, la riporta nell’ambito di una azione di intelligence condannando solo i due mafiosi accusati di minaccia a corpo politico dello Stato.
La mafia minacciò
La pioggia di assoluzioni che di fatto cancella il teorema sulla Trattativa Stato Mafia non sarà senza conseguenze. I generali preparano la rivalsa. La prima a parlare è stata la giornalista Danila Subranni figlia del generale Antonio che ha annunciato subito che chi ha diffamato il padre pagherà con tutti gli strumenti che la legge consente.
Le parole forti
“Grazie alla conoscenza profonda che ho del rigore etico di mio padre, grazie alla famiglia, agli amici, ai miei colleghi, non ho mai avvertito la necessità di una riabilitazione del mio cognome, scandito sempre a chiare lettere, a voce ferma, in ogni ambito istituzionale in cui ho lavorato. Si riabilitino gli altri, se possono, si riabilitino coloro che negli anni, a processo in corso, a vario titolo e livello, hanno leso mio padre, la sua indiscutibile” appartenenza” allo Stato, colpendolo al cuore irrimediabilmente, ferendo la vita di mia madre, la mia e quella di mio fratello. Per quel che ci riguarda, chiederemo che ne rispondano a uno a uno, nei modi possibili che la Legge ci consentirà di perseguire. In base al principio di garanzia che vale per tutti: chi sbaglia, paga”.
Pioggia di rivalse?
C’è da aspettarsi , forse, rivalse anche dal generale Mario Mori, dal Colonnello De Donno, quel capitano Ultimo che catturò Riina. Forse non da Marcello dell’Utri, l’ex senatore di Forza Italia ormai stanco dopo anni di prigione per altra causa ma pur sempre per mafia.
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