Sarà riesumata la salma di Giuseppe Lo Iacono, il marinaio morto nella tragedia del peschereccio Nuova Iside affondato al largo tra San Vito Lo Capo e Ustica.
La moglie assistita dall’avvocato Aldo Ruffino ha chiesto che venisse effettuata l’autopsia per chiarire le cause della morte. Al momento era stata eseguita solo l’autopsia sul corpo di Matteo Lo Iacono l’altro componente dell’equipaggio che il cui corpo il mare ha restituito.
L’esame eseguito sul corpo di Matteo Lo Iacono aveva sollevato più di qualche dubbio sulla morte del marinaio, confermando l’ipotesi dello speronamento del peschereccio da parte di qualche imbarcazione.
Su questa ipotesi la procura di Palermo ha aperto un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico e delegata alla guardia costiera. Sono in corso indagini sul passaggio della nave Vulcanello, un’imbarcazione utilizzata per il trasporto del carburante, battente bandiera italiana.
Al momento i pescatori hanno notato che negli ultimi giorno la nave della Marina Militare utilizzata per le ricerche subacquee non si trova più nel tratto di mare dove sarebbe scomparso il peschereccio affondato nella notte tra il 12 e il 13 maggio.
A bordo della Nuova Iside oltre a Matteo Lo Iacono, il cugino Giuseppe c’era anche il figlio Vito, 27 anni, ancora disperso.
Della vicenda si è occupato il programma Le Iene con un servizio andato in onda nel corso della puntata del 9 giugno scorso.
L’inchiesta della procura di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico e delegata alla guardia costiera, si sta concentrando sulla nave Vulcanello, un’imbarcazione utilizzata per il trasporto del carburante, battente bandiera italiana.
Al momento, non ci sono iscritti nel registro degli indagati. I risultati che arriveranno dall’analisi della scatola nera, l’apparecchio che registra tutto quello che succede a bordo, saranno decisivi. I tecnici, in questi giorni, stanno lavorando per estrarre le informazioni. È stato visionato anche il registro di bordo della petroliera e le condizioni dello scafo.
È stata sequestrata la scatola nera della petroliera che si trovava nella stessa rotta della Nuova Iside, il peschereccio di Terrasini affondato nella notte tra il 12 e il 13 maggio.
A bordo della Nuova Iside c’erano Matteo Lo Iacono, il figlio Vito e il cugino Giuseppe. Il corpo di Vito, 27 anni, e l’imbarcazione non sono stati ancora recuperati. Le ricerche di Marina e Guardia costiera continuano con alcuni strumenti e robottini subacquei già utilizzati nel mare siciliano il 6 agosto del 2005 quando era ammarato l’Atr 72 nel mare di Capo Gallo.
Cosa è successo quella notte? Sulla rotta del peschereccio, come dimostrato da un’inchiesta di Repubblica, c’era la Vulcanello. Passa a circa 10 miglia da San Vito Lo Capo, intorno alle 23 del 12 maggio, mezz’ora dopo l’ultimo segnale lasciato da uno smartphone di uno dei componenti dell’equipaggio e prima dell’orario in cui il blue box dell’imbarcazione – il sistema che ogni due ore manda la posizione alle autorità – non si attiva, come previsto.
La società armatrice Augustadue, del gruppo Mednav, conferma che la petroliera si trovava in zona, ma, tramite un responsabile delle relazioni esterne, nega che qualcuno abbia visto qualcosa. Si apprende anche che l’azienda comunque ha avviato una indagine interna per accertare eventuali responsabilità.
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