La ricetta ‘urgente’ non si può più emettere. La regola non è scritta ma i fatti sono questi. Il sistema non è in grado di rispondere a ricette ‘urgenti’ e dunque tutto diventa programmabile. Succede anche questo ai tempi del covid19 per le prestazioni ‘non covid’.
L’emergenza sanitaria legata ai contagi da Covid19 coinvolge, infatti, un po’ tutti gli ammalati, non solo quelli che lottano contro il virus. Dagli accessi scaglionati in ospedale, ai tamponi da eseguire prima delle visite, la sanità siciliana, se prima non eccelleva di certo per la sua velocità, in questi mesi ha accusato un’altra frenata. E a pagarne le conseguenze sono, come sempre, gli utenti costretti talvolta a peregrinare da ospedale in ospedale, da ufficio in ufficio, alla ricerca di una soluzione.
Sono gli stessi pazienti degli ospedali e dei presidi sanitari locali di Palermo a raccontarci delle odissee quotidiane che devono sopportare pur di vedersi garantito il proprio diritto alla salute. Qualche esempio? Facendo un giro tra i reparti c’è chi impiega mesi per trovare un infermiere che possa eseguire visite domiciliari. Tra i pazienti c’è anche chi attende settimane prima di ricevere i presidi medici che servono alle proprie cure. Ma non solo, c’è anche chi lamenta pratiche burocratiche lente, email attese per giorni. Chi si vuole mettere in contatto con i medici, inoltre, passa ore ed ore al telefono che continua a squillare senza mai una risposta.
Il Covid ha quindi peggiorato lo stato delle cose all’interno del già complicato mondo della sanità del Capoluogo. Tra chi necessita di cure si legge in faccia lo sconforto soprattutto tra chi ha prenotato una visita. Per loro la ricetta è programmabile. Il medico, in sostanza, potrebbe venire a visitare il paziente domani ma anche tra 15 giorni. Molti poi rinunciano addirittura a prenotarla la visita visto che in qualche caso è messa nel calendario del prossimo anno.