“Domani in giunta e porteremo il rendiconto, l’assestamento e il rendiconto consolidato. Per quanto concerne la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che abbiamo approvato nei tempi previsti, il 30 giungo scorso, aspettiamo la nota del governo nazionale che non è ancora pronta”.
L’ha detto l’assessore all’Economia e vice presidente della Regione Siciliana Gaetano Armao, a margine della presentazione dell’Agenda digitale siciliana, a Palermo. “Sono stati indicati alcuni dati – ha aggiunto Armao – ieri confrontati a Bruxelles, ma la nota non è stata ancora pubblicata, pertanto non possiamo procedere alla modifica della nostra nota di aggiornamento che faremo appena arriva la nota nazionale. Dopo di che si parte con l’esame con le tematiche finanziarie in sede di Assemblea”.
“Oggettivamente è noto che si è rinvenuto (a seguito del giudizio di parifica di rendiconto generale della Regione del 2017, dunque attinente a un altro esercizio) un onere finanziario che ammonta a circa 833 milioni che deve essere spalmato in 3 anni anziché in 30 anni, come sarebbe stato possibile se si fosse fatto per tempo. Le scelte fatte determinano l’onere di fare in 3 anni quello che si poteva fare in più tempo e con meno peso per la collettività”.
Oggi, intanto, la Commissione finanze discute dei debiti fuori bilancio almeno della prima trance da 42 milioni di euro (LEGGI QUI)
Poi Armao ha fatto un passaggio sulle ex Province che “subiscono – ha detto – un prelievo forzoso da parte dello Stato di 200 milioni l’anno, siamo a circa 700 milioni di euro sottratti in tre anni. Le strade sono in queste condizioni per questa sottrazione voluta dallo Stato. Per la prima volta abbiamo impugnato il bilancio dello Stato, ho chiesto al ministro Tria di non inserire questo prelievo forzoso che distrugge le Province portano al territorio fortissimi disagi con oneri pesantissimi. E’ evidente che sommando 1,35 miliardi che paga la Regione e i 200 milioni alle Province, si arriva a oltre 1,5 miliardi sottratti ai siciliani con un peso che non trova alcuna giustificazione. La Sicilia paga un prezzo che non può pagare più e laddove si insisterà porteremo avanti le reazioni istituzionali e giuridiche permesse dall’ordinamento”.
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