La morte di Carola farà vivere altri bimbi. Nella tragedia vissuta all’ospedale dei Bambini di Palermo c’è la speranza della vita.
E dire che forse la piccola qualcosa sentiva. Poche ore prima della tragedia aveva detto alla mamma “come faresti senza di me?”, le aveva chiesto a bruciapelo la sua Carola mentre facevano i compiti insieme.
Ora quella frase che l’aveva fatta sorridere, suona come un’amara profezia. La piccola, 10 anni ancora da compiere, è morta ieri all’Ospedale dei Bambini di Palermo dove era stata trasportata in elisoccorso da Sciacca per un’improvvisa emorragia cerebrale.
“La mia principessa è andata in paradiso, ma grazie a lei vivranno altri bambini”, è il messaggio che la madre ha scritto nel gruppo whatsapp delle mamme dei compagni di scuola, per comunicare la decisione di donare gli organi della figlia. Carola frequentava la quinta elementare. Due sere fa ha cominciato a vomitare. I genitori – mamma casalinga, padre agricoltore – l’hanno subito portata al Pronto soccorso, dove è stato disposto il trasferimento d’urgenza al “Di Cristina” di Palermo.
Ma ormai non c’era più nulla da fare, probabilmente la piccola era affetta da un aneurisma congenito. Poche ore dopo i camici bianchi hanno cominciato l’osservazione per la morte cerebrale.
Per 24 ore l’equipe guidata dall’anestesista Gaetano Ottoveggio e composta dal neurologo Giuseppe Santangelo, dall’infermiere Stefano Bilà e dai sanitari Desirè Farinella e Alessandra Calò ha sperato nel miracolo. Fuori dalle porte della Rianimazione, oltre ai genitori, a fare il tifo per Carola c’erano le sorelle maggiori di 15 e 17 anni.
Per tutto il tempo la psicologa dell’ospedale Stefania Torrasi è stata vicina alla famiglia. Anche quando è arrivata la notizia che nessun genitore vorrebbe mai ascoltare. Eppure, quando i medici hanno cominciato a parlare di donazione, i genitori non se lo sono fatti ripetere due volte.
“Carola era una bambina molto generosa” , hanno raccontato ai camici bianchi. Generosa a tal punto che avrebbe donato la vita per gli altri. “Siamo distrutti, era un’alunna speciale, attenta e generosa, che aiutava sempre i compagni in difficoltà, con questo gesto i suoi genitori ci hanno dimostrato che non era un caso che la bambina avesse questo carattere”, ha detto una delle sue insegnanti dell’istituto Giovanni XXIII di Sciacca. Ieri notte, alle 3, la piccola è entrata in sala operatoria per il prelievo. A coordinare le operazioni è il Centro regionale trapianti.
Fino a ieri sera non si sapeva quali organi potranno essere donati e a chi andranno. Molto probabilmente i reni e il fegato di Carola salveranno altre persone. E forse anche i suoi polmoni daranno una nuova speranza a chi adesso non ce l’ha.
Un gesto non scontato, soprattutto in Sicilia che è fanalino di coda in Italia per numero di donazioni: nel 2018 c’è stato un crollo del 40 per cento rispetto all’anno prima. E le donazioni pediatriche sono ancora più rare: in un anno se ne registra in media una, due al massimo. “Per noi ogni volta è mettere in moto macchina organizzativa con un profondo dolore nel cuore – dice la responsabile medica dell’ospedale Marilù Furnari – ma nonostante tutto ci riusciamo. E’ difficile riuscire a contenere il dolore dei genitori e anche per noi in casi come questo serve il supporto della psicologa. Ma se tutto finirà con il prelievo e il successivo trapianto per noi è motivo di speranza”.
Ad accompagnare la bambina nel suo ultimo viaggio ci sono mamma e papà, che per tutta la notte sono rimasti in sala d’attesa durante le operazioni di prelievo.
Stamattina il corpo della piccola sarà restituito alla famiglia che tornerà a Sciacca, dove sono previsti i funerali. Ad accoglierli ci sarà tutta la comunità del luogo, i compagni di classe, i professori, gli amici. Perché il gesto di Carola e dei suoi genitori ha commosso tutti.
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