Una pacca sul sedere, un commento osè, un dito sul bottone della camicetta da parte del capo ufficio non rappresentano molestie sessuali. Almeno se non è dimostrato che sono fatti per ottenere appagamento sessale. Essi sono solo immaturi e inopportuni modi di scherzare.
Parola del tribunale di Palermo che, secondo quanto scrive oggi il Giornale di Sicilia, ha valutato non lesivi della libertà individuale i gesti di un capo ufficio condotti nell’ambito di uno modo di fare scherzoso.
Sul banco degli imputati accusato addirittura di violenza sessuale c’era Domenico Lipari, ex direttore dell’ Agenzia delle Entrate Palermo 1, che per questo motivo è stato assolto dall’accusa di avere molestato due colleghe del suo ufficio. la sentenza è stata pronunciata il 23 novembre scorso e ora la seconda sezione del tribunale di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza per articolare la quale son o state necessarie tredici pagine.
L’assoluzione è stata decisa dal collegio presieduto da Bruno Fasciana, giudice a latere Marcella Ferrara e relatrice, Annalisa Tesoriere. Sentenza scritta da una donna, dunque, mentre un’altra donna, il pm Alessia Sinatra, aveva chiesto due anni e sei mesi per l’ imputato.
Dunque le condotte denunciate dalle due donne sono state effettivamente tenute da Lipari e le due ‘vittime’ sono attendibili nelle loro dichiarazioni, ma il comportamento del capo ufficio “anche agli occhi delle persone offese – scrivono i giudici – era oggettivamente dettato da un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e ad una, sia pur scorretta, modalità di impostazione del rapporti gerarchici all’interno dell’ ufficio” ma questo non comporta la molestia sessuale perché “si deve tenere conto dell’ intero contesto. Nel comportamento del Lipari non era ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di soddisfacimento dell’ impulso sessuale”.
La Procura valuterà, ora, se ricorrere in appello nei confronti di una sentenza che potrebbe mettere un precedente inatteso.
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