Uno dei più clamorosi furti d’arte mai avvenuti. Un mistero lungo 50 anni che, appunto da mezzo secolo, impegna investigatori di tutto il mondo ed appassionati d’arte.
“La Natività” di Caravaggio, tela rubata nella notte tra il 17 ed il 18 ottobre del 1969 dall’oratorio di San Lorenzo di Palermo, sarebbe stata oggetto di una trattativa tra la mafia e la Chiesa per la sua restituzione.
E’ quanto si apprende da una videointervista firmata dal regista Massimo D’Anolfi – mai vista prima e data in esclusiva al Guardian – del parroco Rocco Benedetto dell’Oratorio di San Lorenzo che cercò all’epoca di recuperare la tela.
La notizia viene riportata dall’edizione odierna de Il Sole 24Ore.
Il video risale al 2001 ma è stato reso noto soltanto adesso. Il sacerdote, scomparso nel 2003, afferma nel video di aver ricevuto a casa – dopo qualche mese dal furto – una lettera nella quale veniva richiesta un’inserzione sul Giornale di Sicilia per avviare la trattativa sulla tela.
In mano a qualche disonesto mercante d’arte o alla mafia? La Natività esiste ancora?
Secondo gli investigatori il dipinto fece anche una ‘sosta’ a casa del boss mafioso Tano Badalamenti.
Il regista D’Anolfi, ascoltò la testimonianza di Rocco Benedetto, nell’ambito di un documentario sulle opere d’arte rubate. La testimonianza venne poi consegnata alla polizia che tutt’ora indaga.
“Nella lettera, i ladri hanno dichiarato – spiega nell’intervista il sacerdote -: “Abbiamo il dipinto. Se vuoi fare trovare un accordo per la restituzione devi inviare questo annuncio sul Giornale di Sicilia”».
Ma di che annuncio si trattava? Avrebbe dovuto essere una sorta di ‘segnale’ per i mafiosi, il gesto della Chiesa pronta a trattare con Cosa nostra per aver indietro il prezioso dipinto realizzato dall’artista lombardo intorno al 1600 durante il suo soggiorno in Sicilia. L’opera, il cui valore attuale è stimato in 30 milioni di euro, era stata per oltre tre secoli all’oratorio, dov’erano assenti le misure di sicurezza. Al momento del furto, scoperto nel primo pomeriggio del 18 ottobre del 1969 da una delle custodi del luogo, l’opera si trovava in perfette condizioni, dato che nel 1951 era stata sottoposta a restauro. La Natività è inserita nella lista dei dieci capolavori ricercati dalle polizie di tutto il mondo.
Ma torniamo alle dichiarazioni del sacerdote, il quale riferisce di aver detto della lettera all’allora sovrintendente agli affari culturali di Palermo, che poi pubblicò l’annuncio sul Giornale di Sicilia.
Ma il sacerdote ricevette anche una seconda lettera, “accompagnata da un pezzo del dipinto, un piccolo pezzo di tela, che voleva chiarirmi che avevano davvero il Caravaggio in loro possesso”.
Il sacerdote Benedetto spiega ancora: “Sono andato direttamente dal sovrintendente e l’ho informato di ciò che stava accadendo. Gli ho lasciato la lettera e il pezzo di tela”.
Nella seconda lettera, c’era l’intimazione a pubblicare un secondo annuncio ma il sovrintendente si rifiutò e parlando con la polizia non celò i suoi sospetti: ovvero che il furto fosse stato organizzato con la complicità del sacerdote Benedetto.
La vita di Benedetto venne passata al setaccio ma il sacerdote uscì pulito dalla vicenda. “Mi hanno persino impresso le impronte digitali. In seguito il sovrintendente si scusò, ammettendo di aver fatto un errore”, dice ancora Benedetto nella videointervista.
L’intervista completa al sacerdote sarà proiettata al Teatro Biondo di Palermo il 15 ottobre.
Dalle ultime risultanze investigative, emerge che la Natività fu davvero nelle mani della mafia. Dopo la morte di Badalamenti, e dopo la consegna di una grande somma di denaro, verosimilmente in franchi svizzeri, l’opera sarebbe stata tagliata in sei o otto parti per essere venduta sul mercato d’arte clandestino.
E’ quanto si apprende dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia che ha fatto una indagine sulla Natività.
Commenta con Facebook