Allarme rientrato: il congegno ritrovato in una cassetta dell’Enel, a pochi passi dall’abitazione palermitana di Sergio Mattarella, non serviva per spiare il presidente della Repubblica, era stato piazzato per un’indagine, risalente ad alcuni mesi fa.
Al termine del periodo di monitoraggio del «bersaglio» (che non era ovviamente Mattarella) il congegno non era stato rimosso tempestivamente: e così poco più di un mese fa un tecnico dell’Enel lo aveva ritrovato, nel corso di alcuni lavori di manutenzione.
La presenza del ripetitore del segnale Internet nel triangolo compreso tra le vie Libertà, Pipitone Federico e Pirandello aveva comunque destato inquietudine, al punto che erano stati sigillati e segnati con vernice rossa e ceralacca tutti i tombini della zona.
Il congegno ritrovato è un ripetitore di internet, capace anche di ricevere il segnale di una microspia, di una telecamera o di un computer. Si può usare nelle abitazioni e negli uffici privati, per propagare il wi-fi, si può utilizzare per ricevere e sfruttare in un altro posto il wi-fi di uffici o appartamenti. Ma nelle intercettazioni si usa per trasmettere il segnale di un apparato piazzato per riprese audio e video: riceve da una distanza ravvicinata e poi trasmette lontano, su un’altra frequenza radio.
Perché possa funzionare è necessario l’allacciamento alla rete elettrica e per questo era stato collocato in una cabina Enel. Dopo il ritrovamento, per sicurezza, era stata effettuata una bonifica nel palazzo del presidente, ma l’esito era stato negativo: gli agenti della polizia scientifica non avevano trovato alcuna microspia o telecamera abusiva.
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