Poco più di 15 anni. Tanto è bastato a trasformare in abitato una intera zona di Casteldaccia, quella dove sorge la ‘villa della morte’. Per rccontare come sia cambiato il territorio divenuto, poi, teatrod ella tragedia non occorrono mezzi complessi e grandi menti tecniche. Bastano le foto del Google Earth disponibili a chiunque in rete.
Ne 2002 la zona di Casteldaccia, la contrada Dogali Cavallaro, dove sono morte nove persone era un agrumeto. Un terreno di pregio come ci spiega l’architetto Aldo Carano esperto urbanista che da anni segue le vicende legate alla devastazione del territorio.
“Grazie a Google Earth noi possiamo verificare lo stato dei luoghi negli anni – dice Carano – e grazie alle tecnologie ci accorgiamo che in questa zona l’abusivismo si è sviluppato negli ultimi anni. Non è certo la devastazione degli anni del 1960, 70 e via dicendo quando è nata l’urbanizzazione selvaggia delle coste e nelle zona dove vi sono vincoli paesaggistici.
Questa è avvenuta negli ultimi anni, quando alla coltivazione degli agrumi si è iniziato a preferire il cemento. Tra l’altro nella zona quell’agrumeto è una coltura di pregio perché poteva contare su un corso d’acqua e fondamentale per la crescita degli agrumi”.
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