Favori alla ‘Ndrangheta e tentativi di infiltrarsi nel tessuto economico delle aziende settentrionali. Per questo è intervenuto il tribunale interviene su società del Reggiano sottoposta al controllo giudiziario.
Sono stati bloccati i tentativi di infiltrazione mafiosa in un’azienda di costruzioni in provincia di Reggio Emilia da parte di una famiglia originaria di Palermo che in passato ha avuto rapporti con le cosche di Cosa nostra.
Il tribunale di Bologna ha disposto nei confronti di una società la misura di prevenzione del controllo giudiziario per un anno. L’azienda continuerà ad operare, sotto il controllo di un giudice delegato e di un amministratore nominato dal tribunale.
Il provvedimento, per la prima volta in Italia, è stato proposto in forma congiunta dal procuratore della Dda di Bologna e dal questore di Reggio Emilia, con supporto investigativo del Servizio centrale anticrimine della Polizia. La società, in seguito a una modifica della compagine aziendale, era finita sotto esame della Questura. Si era infatti appurato che i soci erano riconducibili a una famiglia – facente capo ai cugini Salvo – originaria della provincia di Palermo e il cui capofamiglia, già condannato per associazione mafiosa in quanto appartenente alla ‘famiglia’ di Salemi, nel 1992 era stato vittima di un agguato letale da parte degli esponenti di Cosa nostra Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Gioé.
Dalle indagini è emerso che la società favoriva aziende e ditte riconducibili a gruppi di criminalità organizzata di matrice `ndranghetista, appartenenti al clan Grande Aracri di Cutro.
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