L’appello è partito dal commissario regionale Stefano Candiani e dal deputato Nino Minardo che dal ragusano è piovuto mesi fa in casa Lega diventando la cerniera con Forza Italia d cui proveniva e l’uomo di raccordo. Un appello agli autonomisti siciliani, una apertura inattesa che ha raccolto un segnale positivo dai lombardiani.
“Leggo con attenzione la linea aperturista della Lega attraverso le parole di Candiani e Minardo per stipulare patti federativi con movimenti autonomisti e regionali che hanno come background intese politiche che spingono alla crescita della Sicilia e delle autonomie locali, in una logica che vede un partito nazionale la Lega assecondare i legittimi interessi dei territori e dei cittadini attraverso politiche settorializzate che mettono al centro le reali esigenze di ripartenza economica e sociale che abbiano come fine ultimo la crescita del popolo siciliano – dice il Vice Presidente dell’Ars Roberto Di Mauro -. Siamo stati antesignani nel 2006 di un percorso tra la Lega e Movimento per le autonomie che individuava nella fiscalità di vantaggio, nel federalismo fiscale e nella realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina gli obiettivi prioritari per il rilancio del mezzogiorno. Apriremo un confronto sulle politiche migratorie e sugli strumenti idonei a ridurre il divario tra nord e sud”.
Oggi più che mai attuali dopo gli ultimi avvenimenti del Covid19 che non lascia presagire un’immediata ripresa economica per la Sicilia, occorre avviare un confronto per individuare i percorsi più idonei. Restiamo convinti che l’autonomia, il decentramento amministrativo e fiscale hanno senso se sono appoggiati non solo da forze territoriali ma anche nazionali e la Lega pur essendo un partito nazionale ha avuto nel suo dna fondativo la centralità dei territori e delle comunità locali. Per questo anche in vista delle prossime amministrative in Sicilia ci possono essere punti di incontro con i movimenti di base, territoriali e autonomisti a condizione che l’accordo politico sia dettato da regole condivise e da linee programmatiche frutto di una concretezza politica. Non ci interessano logiche algebriche o di sommatorie elettorali, ma un progetto di sviluppo che inverta la tendenza ultrasecolare post unitaria che ci ha relegato al ruolo di mercato di consumo e di produttori di manodopera”.
La politica siciliana, dunque, ora si interroga sull’inedito asse fra i nordisti e sudisti che in Sicilia potrebbe avere un sapore molto diverso. E soprattutto in chiave sicula arrivano le letture di questo strano appello. E a spiegare, tra le righe, cosa succede è un’altra delle formazioni autonomiste, l’Unione dei Siciliani – Sicilia Nazione, quel movimento che ha il vice presidente della Regione Gaetano Armao fra i suoi fondatori e che oggi risponde a quell’appello ma con piccoli distinguo e mettendo alcuni paletti. Non si tratta di questioni di principio ma di lealtà all’interno di una maggioranza che su quella deve contare.
“L’Unione dei Siciliani – Sicilia Nazione accoglie con interesse e disponibilità al confronto l’appello che la Lega avanza oggi ai movimenti sicilianisti… – scrive il coordinatore Rino Piscitello – Ancora una volta ribadiamo che è indispensabile che le forze autonomiste e sicilianiste si uniscano sotto la guida del Presidente Musumeci ed avviino un rapporto federativo con chi nel centrodestra sia disponibile senza pregiudizi e senza farsi condizionare dagli urlatori professionisti”.
“Per parte nostra – conclude Piscitello – cogliamo l’appello anche come stimolo per proseguire nel nostro percorso di unità delle forze sicilianiste ed autonomiste.
Ben venga l’apertura, è la sintesi del non detto nell’intervento, ma c’è un leader con il quale parlare e si chiama Nello Musumeci. Non è un caso se questa è la risposta visto che proprio da Musumeci a quell’appello è arrivata una reazione fredda, anzi nessuna reazione: il silenzio.
La sensazione è che la Lega, al centro delle polemiche sulla nomina di Alberto Samonà ad assessore ai Beni Culturali, polemica proseguita con l’analisi dei suoi vecchi post, delle poesie di gioventù e così via, ma al centro anche di tensioni interne con deputati fuoriusciti e deputati con un piede dentro ed uno fuori, voglia cercare di uscire dall’angolo ed evitare il rischio isolamento alzando la posta.
Resta il fatto che il primo tema di dialogo è quello con Diventerà Bellissima e questo passo in avanti verso tutti gli altri autonomisti ed indipendentisti, non sembra proprio foriero di serenità in maggioranza.