una legge che rischia di essere carta straccia

La grande beffa della legge sui precari, ecco perchè la norma regionale non stabilizzerà nessuno

“Una legge vuota, a forte rischio impugnativa, che mira solo a prendere tempo, nella speranza che dal parlamento nazionale arrivi la ciambella di salvataggio con la legge proroghe e che comunque non risolve assolutamente il problema del precariato”.

L’attacco è del Movimento 5 Stelle all’Ars e arriva subito dopo che è stata approvata dal Parlamento siciliano la legge sui precari “che viene spacciata come la panacea di tutti i mali, ma che in effetti è l’ennesima presa in giro per migliaia di lavoratori”.

“E un testo – dicono i deputati 5stelle – che presenta innumerevoli profili di incostituzionalità, che assicura solo la continuità lavorativa, ma che non stabilizza assolutamente nessuno, come i partiti vogliono far credere per ovvie ragioni elettorali. Non abbiamo voluto votare contro per rispetto di tanta gente che guardava a sala d’Ercole con grandissime aspettative, ma non potevamo, però, avallare queste manovre da bassa e vecchia politica. Per questo ci siamo astenuti”.

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Ma la posizione dei 5 stelle non è soltanto la tradizionale opposizione politica o d’aula. Esistono motivi concreti per i quali la legge regionale rischia di essere a tutti gli effetti carta straccia. Di fatto la norma legifera su una materia che non è di competenza della Regione ad eccezione della stabilizzazione di un migliaio di precari diretti della stessa Regione (sul personale regionale la Sicilia ha competenza esclusiva).

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La materia sanitaria è concorrente fra Stato e Regione e sulle stabilizzazioni in sanità non ci sarebbe neanche stato bisogno della legge ma bastavano provvedimenti amministrativi (anche se la legge toglie gli alibi ai singoli amministratori che non volessero procedere). Il vero tema è la competenza sui comuni che non è della Regione.

Lasciando da parte la polemica su un articolo che rischia di creare nuovo precariato, nella legge regionale che proroga il lavorio dei precari degli enti locali siciliani e che dovrebbe portare alla loro stabilizzazione entro il 2018 (di fatto rinviandola) ci sono gravi rischi per gli stessi precari. Su tutti uno: il rischio che dopo questa proroga si vedano dichiarare i contratti nulli e dunque mandare a casa.

Il primo ad evidenziare questi rischi in tutte le sedi istituzionali a partire dalla Commissione è stato il grillino Sergio Tancredi che ha portato ben quattro osservazioni di illegittimità.

In primo luogo la materia non poteva essere legiferata dalla Regione in via autonoma. per la copertura della spesa extra patto di stabilità occorreva la copertura di una norma nazionale che non è arrivata e questo è motivo di possibile impugnativa della legge da parte del Consiglio dei Ministri o, in alternativa, da parte della stessa Corte Costituzionale o organo legittimato.

In secondo luogo, proroghe solo parzialmente finalizzate. Con il primo gennaio si passa al regime della così detta ‘proroga finalizzata’ ovvero per prorogare i precari occorre che la proroga dei loro contratti sia finalizzata alla stabilizzazione. Nell’attuale norma la finalizzazione è generica e non legata alla reale disponibilità organica. Al contrario la legge prevede la stabilizzazione del personale per il quale esistono posti disponibili in pianta organica e di fatto rende ‘non finalizzate’ tutte le altre proroghe per le quali si parla di spostamento nella Resais. Di fatto una norma confusa che rischia di essere cassata.

Terzo punto, società partecipate. le norme che riguardano le stabilizzazioni nelle Partecipate aggirano sia le norme costituzionali che quelle di derivazione Europea. Di fatto scavalcano l’obbligo di concorso che se giustificato ‘in sanatoria’ per le amministrazioni pubbliche non può esserlo per società partecipate.

Quarta osservazione, fuoriuscita volontaria. La norma che prevede un incentivo pari a 5 anni di stipendi (o sussidio) per chi lascia a patto che sia al massimo a 7 anni dalla pensione non inserisce nel diritto una consistente platea di lavoratori LSU e LPU creando, di fatto, una differenza di trattamento.

Tutti rischi di impugnativa. Ma il governo potrebbe ‘non accorgersi’ di questi profili di incostituzionalità. Se anche Gentiloni e compagni fossero distratti da altro in questi mesi e visti i rischi ‘sociali’ elevati, questo non basterebbe a far ‘andare liscio’ il colpo regionale. Basterebbe un qualsiasi ricorso di un singolo cittadino che sente lesi i propri diritti per l’assegnazione di uno solo dei posti di lavoro dati a uno di questi precari per innescare il percorso giudiziario e rimettere sul tappeto ogni singolo profilo di possibile incostituzionalità.

“Trovo incredibile che si giochi così sulla pelle delle persone – dice Sergio tancredi a BlogSicilia – non si può prendere in giro la gente in questo modo. Il governo regionale ha fatto una legge ben conscio delle trappole che vi si nascondono. E’ un modo di procedere indegno. Questo tentativo , di fatto , rinvia di pochi mesi la perdita dei posti di lavoro ed il conseguente blocco degli enti locali. Complimenti a Crocetta e al Pd non in grado di dare indicazioni corrette al governo per una questione regionale gravissima”

Insomma più che una proroga o una stabilizzazione questa legge sempre una ‘norma trappola’ per i precari che qualcun’altro dovrà affrontare quando arriveranno i ricorsi, le sentenze e i rischi di licenziamento e, probabilmente, le richieste di risarcimento

 

 

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