Nel trentesimo anniversario della Legge Regionale 14/88 che ha segnato l’avvio della politica di gestione delle aree di maggior pregio naturalistico in Sicilia, le riserve naturali siciliane gestite dalle associazioni ambientaliste sono ad un passo della chiusura con il derivante rischio di abbandono di aree di notevole interesse naturalistico con il conseguenziale licenziamento di 90 dipendenti qualificati.
La denuncia viene dal sindacato Fisascat CISL Sicilia. Le associazioni ambientaliste Legambiente, Wwf, Cai, Italia Nostra, Lipu, Gre, Rangers Italia, ed il Cutgana (Università di Catania) gestiscono per conto della Regione Siciliana 27 riserve naturali, tra le più interessanti e peculiari da un punto di vista ambientale nel panorama siciliano, dove in questi anni sono stati raggiunti importantissimi risultati nella conservazione, tutela e recupero ambientale oltre che nella divulgazione e nella promozione di una fruizione compatibile e con ripercussioni positive anche in termini di capacità di offerta turistica e di immagine per la regione siciliana.
“Oggi tuttavia – dichiara Mimma Calabrò Segretario Generale Fisascat Cisl Sicilia – questa esperienza di buone pratiche nella gestione delle bellezze naturali siciliane, riconosciuta sia a livello nazionale che a livello internazionale, rischia di concludersi definitivamente se venisse approvata senza modifica la legge finanziaria approvata in Commissione Bilancio ed in discussione in queste ore all’Assemblea Regionale Siciliana. I numeri infatti parlano chiaro e, allo stato attuale della proposta in discussione, disegnano uno scenario drammatico con una drastica ed non comprensibile riduzione del 40% proprio nel capitolo destinato alla gestione ed al trattamento del personale delle riserve naturali affidate alle Associazioni Ambientaliste. Se nella Finanziaria, pertanto, non verrà garantita la copertura degli importi fissati dalla convenzioni di affidamento alle associazioni ambientaliste delle riserve naturali nefaste e inaccettabili potrebbero essere le ricadute sui 90 lavoratori qualificati ivi impiegati che rischiano”.
“Se lo scenario dovesse essere quello attualmente prospettato – continua la Sindacalista – si rischia altresì che vengano dismessi i presidi sul territorio e abbandonati importante aree di interesse naturalistico. E, ironia della sorte, tutto questo avverrebbe proprio nell’anno in cui ci si appresta a celebrare il 30esimo anniversario della legge sulle aree naturali protette in Sicilia. Auspichiamo quindi – conclude Calabrò – che l’Assemblea Regionale Siciliana non intenda segnare la fine di questa virtuosa esperienza, presidio anche di legalità sul territorio a tutela del patrimonio naturalistico, e che provveda al ripristino della copertura finanziaria del capitolo destinato a questo importante settore nella gestione delle natura in Sicilia. Siamo pronti a intraprendere ogni azione sindacale non soltanto a tutela dei lavoratori ma anche di tutti quei siciliani che siamo certi difenderanno il patrimonio naturalistico della propria terra”.
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