La cocaina arrivava dalla Campania direttamente alla famiglia degli Abbate alla Kalsa. Da qui poi finiva nelle mani di intermediari che la distribuivano non solo nelle piazze di Palermo, ma anche in quelle di Agrigento, Palma di Montechiaro, Mazara del Vallo e Marsala.
Antonino Abbate, cognato di Luigi Abbate detto Ginu U Mitra, capomafia della Kalsa poteva contare sui rifornimenti da parte di Mario Mancino palermitano, Ferdinando e Gaetano Matuozzo entrambi napoletani.
Tra i fornitori c’è anche un altro napoletano che è sfuggito all’arresto. Il cognato di Ginu U Mitra poteva contare sulla collaborazione di Giovanni Battista Di Giovanni, fratello di Gregorio Di Giovanni boss di Porta Nuova, che lavora come portiere alla clinica Candela che riforniva la coca a professionisti palermitani e suo genero Benito Eros Culotta a cui è stata trovata un grosso quantitativo di droga in un magazzino di Falsomiele.
La coca napoletana finiva nelle piazze di Palermo. A Ballarò grazie a Giuseppe Bronte, alla Zisa con Pietro Rubino e Fabrizio Alfano.
A Rubino nel corso della perquisizione la scorsa notte è stata trovata in casa una piantagione indoor. I professionisti palermitani che assumono coca potevano contare sull’attività di Marco Bardi che la acquistava direttamente da Giovan Battista Di Giovanni.
La droga arrivata a Palermo, come dicevamo, veniva smistata in altre province. A garantire l’approvvigionamento nelle province di Trapani era Mario Marretta palermitano. A Palma di Montechiaro arrivava grazie a Luigi Parolisi, napoletano.
L’organizzazione consegnava la polvere bianca anche ad Agrigento con Salvatore e Calogero Lupo e a Mazara del Vallo con Antonino Barbera.