E’ di queste ore il videomessaggio di don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, che si rivolge alla Chiesa del capoluogo, in un momento che lui stesso definisce coglierci di sorpresa e impreparati, “seminando ovunque insicurezza e paura”.
L’Arcidiocesi di Palermo, in relazione all’emergenza sanitaria nazionale legata al propagarsi del nuovo coronavirus, già era intervenuta lo scorso 5 marzo, dando le prime disposizioni a riguardo, annullando tutte le manifestazioni religiose (quali processioni e quant’altro), organizzate dalle parrocchie e dalle varie confraternite e comitati.
Analogamente, si era già proceduto a sospendere ogni attività di catechesi (dei bambini come pure degli adulti, si pensi ai corsi di preparazione al matrimonio o alla cresima) nonché le riunioni di gruppi, movimenti e associazioni varie, proprio nel solco di evitare ogni forma di assembramento che è ormai l’unica vera forma acclarata da epidemiologi e infettivologi di prevenzione contro il diffondersi dell’epidemia che rischia di mettere in ginocchio l’accesso alle prestazioni sanitarie se tutti concentriamo gli ingressi nelle strutture di cura in momenti di picco.
Con il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha esteso in tutta Italia le misure di contenimento del contagio, anche le cerimonie religiose incontrano detti limiti, essendone prevista la sospensione, ivi comprese quelle funebri (i luoghi di culto restano aperti ma condizionati alla necessità di garantire almeno la distanza interpersonale tra i fedeli).
La Chiesa Romana ha pienamente condiviso le raccomandazioni dettate dagli esperti in ambito sanitario, e fatte proprie dal Governo nazionale, attraverso un comunicato del vicario della Diocesi di Roma che evidenzia, appunto, “un atteggiamento di piena responsabilità verso la collettività nella consapevolezza che la tutela dal contagio esige misure anche drastiche, soprattutto nel contatto interpersonale”.
Don Corrado Lorefice assicura il suo gregge con “amabile fortezza” e, in quanto credente, raccomanda la Chiesa palermitana all’insopprimibile fede che “nessun evento, per quanto nefasto, ci deve togliere la speranza e la fiducia in Dio che, dal sepolcro sigillato del Golgota, ha fatto deflagrare l’energia della vita”.
In questo mistero cristiano del Dio Salvatore e vivente, “gioiosi di essere saldi in un solo spirito, degni cittadini del Vangelo”, don Corrado Lorefice esprime l’attualità sempre rinnovata del Vangelo che, nella condizione emergenziale attuale, impone ai cristiani la responsabilità di comportarsi da “virtuosi e corretti” interpreti delle necessità comuni dettate anche dalla cogenza delle misure preventive.
Che non sono affatto per i cristiani autentici da vivere come imposizione che indebolirà la Chiesa, perché dettate proprio a tutela della salute di tutti, soprattutto dei più vulnerabili, anziani e ammalati, dunque in sintonia con lo spirito di comunione universale, prendendosi cura vicendevolmente.
E, infine, non da ultimo, anzi, un conforto per i cristiani: l’Eucarestia. Tutti i presbiteri continueranno a celebrare per i fedeli pur senza i fedeli. Nella comunione che mette in relazione ogni credente: la dimensione interiore della preghiera personale che è in definitiva davvero virale nella Chiesa universale.
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