“Medici Senza Frontiere (MSF) chiede agli Stati membri dell’Unione Europea di facilitare lo sbarco immediato delle 629 persone soccorse nel fine settimana nel Mediterraneo e ora a bordo della Aquarius, la nave di ricerca e soccorso gestita da SOS Mediterranee in collaborazione con MSF. La nave si trova ancora al largo delle coste di Malta e Italia, i paesi che dispongono dei porti sicuri più vicini e che stanno fornendo approvvigionamenti, ma che continuano a negare l’autorizzazione a sbarcare”.
Non ci stanno a sbarcare 500 persone su altre navi e proseguire verso Valencia con 129 persone a bordo in un viaggio di 4 giorni i volontari di Aquarius e di Medici senza frontiere. Non finisce qui lo scontro con l’Italia ma adesso non si tratta più di una vicenda fra due paesi. Adesso è l’organizzazione non governativa a pretendere lo sbarco in Italia
“MSF ha molto apprezzato l’importante segno di solidarietà della Spagna, che ha offerto Valencia come porto di sbarco. Ma raggiungere la Spagna implica che le persone soccorse, già esauste, dovrebbero sopportare altri quattro giorni di navigazione in difficili condizioni e con il meteo in peggioramento. Le autorità italiane hanno offerto di trasferire 500 persone su altre navi e navigare insieme fino a Valencia. Per MSF l’opzione migliore è di sbarcare le persone soccorse nel porto più vicino, a Malta o in Italia, e successivamente trasferirle con altri mezzi in Spagna o in altri paesi sicuri per ricevere ulteriore assistenza umanitaria e legale”.
“Non è possibile rimandare ancora lo sbarco” ha detto il dr. Dan Beversluis, medico di MSF a bordo della Aquarius. “La priorità deve essere di sbarcare immediatamente tutte le 629 persone – tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 6 donne incinte – nel porto sicuro più vicino. La situazione medica a bordo è stabile per ora ma le persone sono esauste e sotto pressione”.
Quando le persone soccorse in mare saranno state sbarcate in un porto sicuro, i governi e le istituzioni europee dovranno individuare le migliori soluzioni condivise per supportare i paesi in prima linea come l’Italia che devono gestire gli arrivi di rifugiati, richiedenti asilo e migranti sulle proprie coste.
“Negare lo sbarco a persone disperate soccorse in mare non può essere considerata una vittoria: è la risposta sbagliata alla mancanza di responsabilità e condivisione degli oneri tra gli Stati membri dell’Unione Europea” dichiara Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo dell’Aquarius. “Tutti i governi e le istituzioni europei devono entrare in azione e sostenere i paesi che sono in prima linea a gestire gli arrivi dal mare, come l’Italia, per garantire soluzioni condivise e porre fine all’inaccettabile silenzio e inazione degli Stati europei.”
MSF è particolarmente preoccupata per diversi pazienti con sindrome da annegamento e ipotermia che erano stati rianimati. Questi pazienti vengono monitorati attentamente perché potrebbero sviluppare rapidamente seri problemi polmonari per aver aspirato acqua di mare. Ci sono 21 pazienti con gravi ustioni chimiche dovute alla prolungata esposizione al mix di carburante e acqua salata. Questi pazienti sono stabili ma avranno bisogno di medicazioni continue nei prossimi giorni e settimane. Infine, ci sono diversi casi ortopedici gravi con infezioni associate che richiedono una valutazione chirurgica immediata e interventi che MSF non è in grado di fornire sulla nave.
A bordo ci sono 629 persone che sono state soccorse nella notte tra sabato e domenica, in sei diverse operazioni di salvataggio e trasferimento nell’arco di 9 ore, tutte sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana (MRCC). Il soccorso di 2 gommoni è diventato critico quando uno dei due è collassato nel buio e oltre 40 persone sono finite in acqua, poi recuperate dal team di soccorso. Dopo aver recuperato di 229 persone da queste imbarcazioni, l’MRCC ha chiesto all’Aquarius di accettare il trasferimento di altre persone che erano state soccorse da navi della marina e della guardia costiera italiana il 9 giugno. L’Aquarius ha ricevuto un trasferimento di 129 persone dalla nave della Guardia costiera italiana (CP 312), poi altre 64 da una seconda nave della Guardia costiera italiana (CP 319) e infine altri 88 sopravvissuti da una terza nave della Guardia costiera italiana (CP 267). Più tardi la nave San Giusto ha aiutato i team dell’Aquarius ad effettuare l’ultimo trasferimento: 119 naufraghi trasferiti dalla nave mercantile italiana MV Jolly Vanadio a bordo dell’Aquarius. L’MRCC italiano ha coordinato tutte queste azioni dal principio e ha assunto la responsabilità del soccorso di tutte queste persone. Ma dopo aver trasferito le persone soccorse dalle navi delle autorità italiane sull’Aquarius, l’Italia ha poi rifiutato di assumersi la responsabilità di offrire un porto sicuro alle persone soccorse.
(foto e video Msf)
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