L’impensabile è accaduto, l’inconcepibile si è avverato, l’incubo si è ripetuto: l’Italia è nuovamente fuori dal Mondiale, per la seconda volta consecutiva. Gli uomini di Roberto Mancini non sono riusciti a valicare il modesto ostacolo rappresentato dalla Macedonia. Una sconfitta che brucia, anche alla luce del percorso palesato in un girone di qualificazione assolutamente alla portata dei campioni d’Europa. Eppure, il finale è stato lo stesso di quello scritto sul copione della gestione Ventura contro la Svezia.
Le pagelle degli azzurri
Donnarumma 5: Una parata facile e poco più per l’ex portiere del Milan. Gigio, eroe agli Europei, si dimostra umano sulla conclusione dalla distanza di Trajkovski, toccando la palla con una forza non sufficiente ad impedirle di entrare in rete.
Florenzi 6: Salva l’Italia dal capitolare nel primo tempo, fermando un contropiede sanguinoso generato da un errore in fase di costruzione di Mancini. Sulla fascia fa il suo, poco coadiuvato dai compagni di squadra.
Mancini 4: Il peggiore dei suoi sul piano difensivo. Incide di più in fase offensiva che in difensiva. Nel primo tempo, rischia di combinarla grossa, ma viene salvato dal recupero strepitoso di Florenzi. Poi poco altro.
Bastoni 5,5: Qualche errore in fase di impostazione. Per il resto, ordinaria amministrazione in fase difensiva.
Emerson 4,5: Non riesce a mettere un cross decente in tutta la partita. Si ci aspettava di più da un giocatore con una simile esperienza internazionale. Non punta mai l’uomo sull’esterno, raramente partecipa alle azioni offensive dell’Italia. Quando ha il pallone decisivo tra i piedi, spreca clamorosamente. Delusione.
Barella 5: Ombra di se stesso. Il giocatore dell’Inter non è quello dell’Europeo e si vede. Reduce da un infortunio, propone un primo tempo sui suoi livelli. Poi cala insieme a tutto il centrocampo, perdendo smalto ed energie.
Jorginho 4: Se siamo arrivati a questo punto, è anche a causa dei suoi errori dagli undici metri nelle due partite del girone contro la Svizzera. Dopo aver riposato in campionato con il Chelsea, da lui si ci aspetta tanto. Speranze rivolte male, visto che l’italo-brasiliano non propone mai una giocata decisiva. Impalpabile.
Verratti 5,5: Il meno peggio del centrocampo dell’Italia. Unico a proporre verticalizzazioni, predica nel deserto per lunghi tratti del match. Troppi gli errori commessi in fase di impostazione. Ma, come si suol dire, chi mangia fa molliche.
Insigne 4,5: Sprecone come il resto dell’attacco italiano. Troppo compassato, lento e prevedibile. Le sue triangolazioni con i compagni di squadra portano solo a sterili cross. In tutta la partita, tira soltanto una volta verso lo specchio, contrato dagli avversari. I tempi del tiro a giro dell’Europeo sono lontani anni luce.
Berardi 2 Si mangia l’impossibile e anche qualcosa in più. Buona parte della mancata qualificazione risiede sulle sue spalle o, per meglio dire, sui suoi piedi. Imperdonabile l’errore alla mezzora a porta spalancata. Tiro troppo fiacco che ha consentito a Dimitrievski di rientrare tra i pali. Osceno.
Immobile 3 L’ombra di se stesso. Quanto fatto alla Lazio appare come solo un lontano ricordo quando indossa la maglia azzurra. Una partita in linea con le ultime offerte in nazionale. Troppo poco per un’attaccante che è stato capocannoniere in Serie A.
Dalla panchina
Raspadori 5,5 Entra nella ripresa e prova a creare movimento. Purtroppo non basta.
Tonali s.v.
Pellegrini 4,5 Si divora un gol facile nel finale, decidendo di crossare invece di tirare verso la porta. Troppo lezioso.
Joao Pedro s.v.
Chiellini s.v.
Roberto Mancini 5: Alla fine, ad andare in campo, sono i giocatori. E il materiale umano a disposizione del commissario tecnico è quello che è, soprattutto in ambito offensivo. La squadra gioca il suo calcio, pressa alta e recupera molti palloni. Ma senza riuscire mai a concretizzare. Nella ripresa prova a sbloccare la partita con i cambi, senza riuscirci. La delusione è cocente. L’Europeo vinto in Estate sembra solo un lontano ricordo. Un intero paese ripiomba nell’incubo sporitvo e con esso il suo allenatore.
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