“Introdurre forme di fiscalità di vantaggio nei comuni montani, fortemente penalizzati, oltre che dalle caratteristiche geomorfologiche, dalla carenza di infrastrutture urbane è l’unica strada da percorrere per scongiurare lo spopolamento e la desertificazione di interi territori. Sollecitiamo, quindi, il Parlamento siciliano, impegnato, in queste ore, in Aula con la nuova Legge Finanziaria, ad adottare le necessarie misure economiche a sostegno della fase di start up delle Zone Franche Montane siciliane, occasione di rinascita e rivitalizzazione per molti piccoli comuni e borghi storici che, oggi, rischiano di scomparire del tutto”. Lo ha detto Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia.
“L’istituzione delle Zone Franche Montane rappresenta certamente un’azione strategica in grado di dare a questi territori, in grave difficoltà economica, nuove prospettive di sviluppo e di rinascita economica e sociale – aggiunge Orlando – non trasformiamola nell’ennesima occasione mancata”.
Il comitato ha scritto all’Ars
Non si ferma, intanto, la lotta per l’istituzione delle Zone Franche montane. Nei giorni scorsi è arrivata una lettera-appello all’Ars ritenendo quella delle Zfm una materia “sorvegliata” dal comitato promotore che dice di aver “individuato coloro che si sono messi di traverso alle disposizioni istitutive le zone franche montane, ovvero alla fiscalità di sviluppo, destinata alle aree montane e sconosciute della Sicilia, la beffa sarebbe quella di contare i complici, ovvero, chi è contro un raro elemento di legalità proposto per la nostra Terra”.
L’appello alla politica regionale
Il Comitato regionale per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia’ scrive ai presidenti dei Gruppi parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana, quindi a tutti i deputati di Sala d’Ercole, per rappresentare un elemento di legalità perduta. “Le Zone Franche Montane – si legge nella lettera – costituiscono una misura di politica economica adottabile dal governo siciliano per il rilancio delle zone interne dell’isola che nel tempo subiscono un lento processo di spopolamento. Tuttavia, con rammarico, constatiamo che, nonostante il sostanziale via libera romano, in Sicilia è in atto un incomprensibile tentativo di rallentare il percorso istitutivo, coraggiosamente attivato dall’ARS in data 17 dicembre 2019. A tal proposito, ci poniamo una domanda. Perché le zone franche montane in Sicilia sono una materia “sorvegliata”?”.
“Guardiamo con fiducia al futuro”
“Siamo, altresì, fiduciosi che nell’approvanda Legge di Bilancio – continuano – riscontreremo una simbolica risorsa che permetterà, oltre a sbloccare l’iter legislativo, di guardare al futuro con fiducia a coloro che non hanno ancora avuto la possibilità di scappare dalle Terre alte di Sicilia. Facciamo appello al senso di responsabilità della rappresentanza parlamentare siciliana, nei confronti di chi vive maggiori disagi derivanti dalla doppia insularità, ovvero di coloro che continuano a resistere nelle aree interne e montane”.
La lettera anche a Miccichè
La lettera è stata inviata anche al presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè e ai due vice presidenti Foti e Di Mauro.
“In Sicilia riscontriamo solo irragionevoli e ingiustificabili resistenze, – dice Vincenzo Lapunzina, presidente dell’Associazione e coordinatore regionale del Comitato – rilanciamo la palla nel campo di competenza dell’ARS. Da Sala d’Ercole ci aspettiamo risposte coerenti e concrete. La Legge è stata approvata in quell’Aula il 17 dicembre 2019, è il momento di dimostrare, con i fatti, quanto è importante il futuro delle Terre alte di Sicilia e se le stesse sono concretamente nell’agenda politica di questa legislatura”.
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