Il sistema dei Parchi Archeologici si avvia ad essere completato, dopo diciannove anni, come previsto dalla Legge Regionale n. 20 del 3 novembre 2000 “Norme sull’istituzione del sistema dei parchi archeologici in Sicilia”: il Presidente della Regione, Nello Musumeci, ha infatti firmato pochi giorni fa i decreti per l’istituzione delle ultime otto strutture.
Una questione sulla quale nel tempo si sono susseguite inchieste giornalistiche approfondite sul Giornale dell’Arte e Giornale dell’Architettura. Il progetto dei Parchi era stato seguito di recente, fin nei minimi dettagli, dal recentemente scomparso Assessore Sebastiano Tusa: egli auspicava però un’istituzione progressiva dei parchi, attraverso un processo che in itinere si proponeva di analizzare le situazioni dettagliatamente e caso per caso, mantenendosi così aperta la possibilità di intervenire con i necessari correttivi laddove l’esperienza ne avesse suggerito l’applicazione.
Un principio di buon senso facilmente condivisibile che in apparenza contrasta con l’accelerazione data dal Presidente Musumeci a tutto il procedimento. L’istituzione dei Parchi Archeologici porta con sé delle indubbie positività: da un lato è previsto che la cassa della biglietteria resti agli enti autonomi, con la conseguente possibilità di reinvestire le somme introitate dagli accessi nelle opere di tutela, conservazione e valorizzazione dei siti archeologici affidati in gestione.
Si tratta quindi di risorse che rimangono sui territori, i quali poi partecipano attraverso i sindaci dei comuni interessati ai Comitati Tecnico-Scientifici dei Parchi. “Tutto questo non può che essere auspicabile”, dichiara il Presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi Alessandro Garrisi, “a patto che non si tradisca lo spirito della legge, che le buone intenzioni si traducano in fatti concreti e che l’obiettivo rimanga la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico. Sarà quindi elemento imprescindibile che la gestione degli stessi venga affidata alle migliori professionalità e competenze tra i professionisti dell’archeologia, attraverso una selezione trasparente condotta con il coinvolgimento anche delle associazioni professionali (alle quali la Legge 4/2013 riserva possibilità di attestazione degli standard qualitativi e di qualificazione professionale al fine della tutela dei consumatori)”.
“Va inoltre fatta una seria riflessione” – aggiunge Ghiselda Pennisi, Segretaria della Sezione Sicilia e Direttore Nazionale dell’Associazione Nazionale Archeologi, “sul ruolo che le istituzioni possono svolgere nei processi di formazione e di crescita dei parchi attraverso l’impiego di personale competente, in un’ottica di confronto e progettualità. Aiuterebbe in questo senso un maggior numero di archeologi tra i profili dirigenziali della Regione Siciliana”.
“Facciamo notare” – conclude il Presidente Garrisi – “che in ogni caso il processo di istituzione dei Parchi non potrà prescindere, come è non solo logicamente intuitivo ma anche giuridicamente ovvio, da una precisa perimetrazione della superficie degli stessi. I Parchi Archeologici costituiscono in linea di principio una buona possibilità di sviluppo sul territorio di poli di crescita culturale attraverso l’applicazione di best practices della gestione e valorizzazione dei beni culturali: ci auguriamo che questa possibilità di implementazione del settore, che oggi la Sicilia ha più di altre regioni, non vada sprecata per colpa di scorrette forme di protagonismo politico”.