Gli iPhone utilizzati come presunte tangenti che non sempre accontentavano tutti. “Ma io volevo il 13 pro, non il 13…”, si sente nelle intercettazioni tra la preside Daniela Lo Verde che al suo vice, Daniela Agosta, dall’altra indagata finita agli arresti domiciliari con loro, Alessandra Conigliaro. Dalle intercettazioni emerge però che Agosta non sarebbe stato soddisfatto, apostrofato dalla preside: “Sei un bambino…”
E’ solo uno degli episodi nell’indagine per corruzione e peculato che ha travolto la dirigente scolastica Daniela Lo Verde, a capo da 10 anni della scuola Falcone dello Zen e Cavaliere al merito della Repubblica, arrestata venerdì a Palermo.
Il vice non si rassegna proprio della “mancanza” del modello pro: “Se vabbè…”, risponde la preside. “Come se vabbè? Come se vabbè? Guarda come ci rimane male? Peggio di un bambino è…”. E lui: “Certo che ci rimango male… Io non volevo questo, io il Pro avevo detto… ma che cazzo vuole fare fa… ma vaffanculo”. Lo Verde insisteva: “E per questo ti dico, diglielo, le dici: ‘Sì ma non c’er il Pro precedente a questi due?’ scrivici così, così poi ce lo togliamo di mezzo… Ti ticordi che non c’era rosa e allora Alessandra se l’è scelto rosso? E poi dobbiamo prendere il mio e il tuo, anche perché il tuo l’hai già preso, siccome mi pare che ogni volta noi ci andiamo sotto…”.
I soldi di un finanziamento pubblico da investire nell’ammodernamento della palestra della scuola Falcone dello Zen furono in gran parte destinati all’acquisto di scarpe e capi d’abbigliamento alla moda per i dirigenti dell’istituto. Una pratica truffaldina, condita da fatture gonfiate.
A raccontare agli inquirenti gli intrallazzi nell’istituto di periferia è stata un’insegnante, stanca di dovere assistere agli imbrogli. La testimone ha detto, tra l’altro, riferendo il racconto di un collega, che i novemila euro arrivati per comprare le attrezzature sportive in realtà erano stati spesi per lo shopping di pochi e che nella palestra erano arrivati solo pochi attrezzi. Per rendere la spesa apparentemente corretta, sarebbero state prodotte fatture false. Dalla denuncia della professoressa sono nati gli accertamenti dei carabinieri.
Accertamenti che hanno portato a intercettazioni e registrazioni video e che hanno smascherato la sistematica spoliazione orchestrata dalla Lo Verde e dai suo complici: dai furti di generi alimentari alla registrazione di false presenze per potere intascare i Fondi Ue, sino all’acquisizione di tablet, computer, smartphone e televisori che potevano essere destinati alle attività didattiche.