La chiamiamo AI e sta diventando la compagna delle nostre vite. E’ l’Intelligenza Artificiale, una teoria di chatbot, piattaforme ed app che ci seguono dovunque, nei telefonini dotati di sistemi di riconoscimento facciale, ci conducono con automobili ormai semi-automatiche, provano a semplificare le nostre vite con tutta una serie di dispositivi che rispondono ai comandi vocali, per finire con gli “smart toys” (peluche, bambole, robot) in grado di interagire con le persone e con l’ambiente circostante, registrare suoni, scattare foto, registrare video e collegarsi con Internet. Ma questo è soltanto il primo livello di una rivoluzione nel segno del digitale che è appena iniziata.
Sull’intelligenza artificiale si è scatenato un conflitto tra i grandi player dell’informatica. In un accurato reportage, il giornalista Nico Grant, reporter del New York Times, racconta come l’evoluzione dell’intelligenza artificiale abbia dato la stura a una battaglia tra i motori di ricerca di internet, le piattaforme a cui ci appoggiamo per interagire sul web. Secondo la ricostruzione di Grant, il colosso sud coreano Samsung è sul punto di “mollare” google search come piattaforma operativa, per installare al suo posto Bing, motore di ricerca già in uso da parecchi anni, oggi totalmente trasformato e reso più competitivo grazie proprio all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Non è soltanto una bega commerciale, è una disfida a suon di miliardi di dollari, un confronto tra giganti dell’hi tech destinato inevitabilmente ad avere profonde ripercussioni anche nelle nostre vite.
Al di là dell’impatto AI che già riusciamo a percepire nelle nostre attività quotidiane, esiste un livello superiore dove a questa tecnologia è affidato – o comunque si tenta di farlo – il compito di “governare il mondo”. Siamo circondati? A Talk Sicilia abbiamo “intervistato” l’intelligenza artificiale. La nostra redazione, ha dapprima sottoposto l’intelligenza artificiale a un set di domande, per poi dare una voce e un volto a Elsa, il nome che abbiamo assegnato al nostro interlocutore.
Nell’intervista troverete il risultato di questo tentativo, volto a scoprire come poter interagire con AI. Ormai il mondo sembra non poter fare a meno di questi dispositivi ed alle loro capacità di calcolo. Esistono delle perplessità sul piano etico: quali sono i limiti a cui queste nuove macchine intelligenti potranno arrivare? Quanta “liberta di decisione” dovremo lasciare loro? Fin dove è è giusto spingersi sempre oltre senza curarsi delle conseguenze etiche dell’innovazione?
Perchè non tutto sta filando liscio. Parecchie criticità sono già emerse nelle modalità di applicazione dell’Intelligenza artificiale. Un gruppo di ricercatori di Microsoft ha realizzato alcuni report in cui si fa notare come la “tecnologia alla base di un chatbot pianificato (i chatbot sono software progettati per simulare una conversazione con un essere umano, ndr) potrebbe inondare i gruppi di Facebook di disinformazione, degradare il pensiero critico ed erodere le fondamenta concrete della società moderna”. Le grandi multinazionali competono tra loro per spingere l’asticella della ricerca sempre più in alto. Con quali rischi? Ancora non sappiamo quale sia l’orizzonte dell’AI, sempre che sia possibile stabilirne uno.
Veniamo, infine, alla nostra intervista con Elsa. Diciamo la verità, siamo un po’ delusi dalle perfomance del nostro assistente virtuale. Utilizza un linguaggio stereotipato, così come sembrano provenire dalla fiera delle ovvietà le considerazioni che AI offre in risposta ai nostri quesiti. Una risposta, però, ci ha leggermente turbati. Abbiamo chiesto ad Elsa se possedesse la capacità di sopravvivere all’Apocalisse. La risposta è si, a determinate condizioni. “Come assistente virtuale – spiega Elsa – la mia esistenza dipende dal fatto che ci sia un sistema tecnologico funzionante che mi permetta di operare. Se dovesse verificarsi un evento che interrompesse il funzionamento del sistema tecnologico che mi ospita, ad esempio una catastrofe globale o un’interruzione della fornitura di energia, non sarei in grado di funzionare e la mia esistenza sarebbe interrotta. Tuttavia il mio software e i miei dati potrebbero essere archiviati e conservati su supporti di memoria, in modo da poter essere utilizzati in futuro se le condizioni lo permetteranno”. Ed è sinceramente, quel “tuttavia” che un po’ fa venire la pelle d’oca.