Fu una grande battaglia della precedente legislatura e veniva da lontano. Quando nella Costituzione italiana venne accolto il concetto di svantaggio insulare da colmare, quella norme che definiamo per semplicità “insularità” fu salutata come un grande risultato. E lo era davvero. Finalmente la costituzione italiana, come poco prima era stato riconosciuto anche a livello europeo, diceva chiaramente che essere siciliani o sardi rappresenta uno svantaggio competitivo che va colmato.
A distanza di oltre un anno, però, come è cambiato? Poche risorse, quasi nulla, prezzi dei voli da e per la Sicilia spesso alle stelle, infrastrutture carenti e fatiscenti (per quelle ci vuole tempo ma la volontà c’è?). Insomma davvero poco ad eccezione di una grande misura peraltro divisiva, come il Ponte sullo Stretto, uno provvedimento infrastrutturale teso a ridurre lo svantaggio insulare.
Ma dagli eventuali vantaggi del ponte la Sardegna resta fuori e sulla esiguità delle risorse ha anche proposto ricorso davanti alla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane su un tema delicato per tutti
In una intervista al sito Eurispes uno dei promotori di questa battaglia nel ruolo allora di vice presidente della regione, il prof Gaetano Armao, ammette che fin qui i vantaggi otteuti sono stati limitati “Dopo la legge statale di bilancio per il 2023, la quale ha stanziato pur circoscritte risorse finanziarie in favore delle Isole e previsto l’istituzione della Commissione bicamerale per il contrasto degli svantaggi derivanti dalla condizione d’insularità, quella per il 2024 lascia sostanzialmente privo di interventi questo rilevante profilo della politica di coesione” dice Armao
“Per la Sicilia il Ponte sullo stretto, ma vorrei dire per l’intero Mezzogiorno e per il Sud Europa, costituisce una infrastruttura essenziale ma ciò non elimina la condizione di marginalità della Sicilia che è la regione insulare più grande d’Europa. Pur attenuandone il deficit di accessibilità, il Ponte connette due Regioni che hanno circa il 51% dell’accessibilità ferroviaria di quelle più accessibili del Nord del Paese. La Sicilia è, tra i casi considerati dallo studio del MIT (La valutazione di soluzioni alternative per il sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, Roma, 2021), l’isola che presenta il più elevato potenziale di collegamento tra quelle che oggi non posseggono un collegamento stabile con la terraferma. Il suo rapporto popolazione/distanza è molto superiore a quello di diverse isole che posseggono già un collegamento stabile, quindi si tratta di un investimento strategico di perequazione che è di competitività per la Nazione. Le due regioni interessate sono in condizioni di assoluto svantaggio, non solo rispetto alla parte più sviluppata d’Italia, ma anche rispetto al Mezzogiorno preso nel suo insieme. Tale divario non è in corso di attenuazione, bensì si accresce, accentuando gli squilibri territoriali e le disparità sociali”.
Dopo l’ultima ed importante risoluzione del Parlamento europeo promossa dal Presidente della Commissione “Sviluppo regionale“, On. Y. Omarjee nel 2022, purtroppo, la Commissione ha adottato misure assai limitate in favore delle isole. La stessa programmazione 2021-2027 tiene in assai limitata considerazione la marginalità insulare – sia ultraperiferica che periferica – e l’Ottava relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale sancisce quanto ancora sia lontano l’obiettivo di realizzare un’eguaglianza sostanziale tra cittadini europei, in particolare tra quelli delle isole e coloro che vivono nel continente europeo. Il 2024 è, secondo quella risoluzione, l’anno delle Isole. È rilevante adesso verificare quanta considerazione riserveranno i programmi dei partiti politici d’Europa alla questione in vista delle prossime elezioni europee”.