Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere il direttore generale dell’Asp Trapani Fabio Damiani, difeso dall’avvocato Fabrizio Biondo e l’imprenditore Salvatore Manganaro, difeso dall’avvocato Ninni Reina, oggi davanti al gip Claudia Rosini.
Damiani e Manganaro sono stati arrestati nell’operazione della Guardia di Finanza “Sorelle Sanità” insieme ad altre otto persone tra cui l’ex direttore generale dell’Asp 6 di Palermo Antonino Candela.
Gli interrogatori di garanzia di Damiani e Manganaro si sono svolti nel carcere Lorusso di Pagliarelli dove i due sono reclusi. Domani toccherà agli altri otto finiti ai domiciliari, fra cui l’ex manager dell’Asp di Palermo Antonino Candela, difeso dall’avvocato Giuseppe Semanara.
L’indagine coordinata dai sostituti procuratori Giacomo Brandini e Giovanni Antoci.
Candela, rimosso dopo l’arresto dal delicato incarico di responsabile della struttura siciliana contro il Covid-19 dovrà difendersi dall’accusa di aver preso mazzette per favorire un’azienda negli appalti per la manutenzione degli apparecchi medicali.
Secondo la ricostruzione dei militari della guardia di finanza gli arrestati avevano creato un sistema di tangenti su oltre 600 milioni di euro di appalti per la sanità siciliana. Nelle loro tasche sarebbero finiti il 5 per cento, ovvero la somma enorme di 30 milioni di euro.
I finanzieri del nucleo di polizia economico e finanziaria nei giorni successivi agli arresti hanno proseguito nelle indagini e perquisizioni e nei sequestri di faldoni sulle gare dell’Asp di Palermo e Trapani. Perquisizioni anche nell’assessorato regionale all’Economia negli uffici della centrale unica di committenza (Cuc) sequestrando tutti i faldoni delle gare affidate negli ultimi anni.
Ai due vengono contestate quattro gare d’appalto, ma dalle intercettazioni è emerso l’interesse su “un bordello di progetti”.
Il giorno del blitz i finanzieri hanno anche sequestrato un hard disc professionale collegato in rete all’interno del quale il faccendiere Manganaro raccontava di custodire “tutta la nostra vita”.
Durante le intercettazioni alcuni degli indagati hanno fatto riferimento a dei dossier su politici e altri dirigenti nominati dall’assessorato alla sanità e secondo l’intuito degli investigatori i carteggi potrebbero essere custoditi in questo archivio, che verrà analizzato dagli esperti informatici. Verrà fatta una copia legale del contenuto in modo da poterla utilizzare ai fini processuali garantendo le parti che nemmeno un file è stato modificato dall’originale.
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