Quattro telefoni cellulari sono stati portati nel carcere Lo Russo di Pagliarelli grazie ad un drone. La scoperta è stata fatta dagli agenti della polizia penitenziaria, guidati dal comandante Giuseppe Rizzo. Gli agenti hanno notato il drone volare nei pressi delle celle di massima sicurezza e fermarsi nei pressi di una finestra dove erano rinchiusi detenuti per condanne per mafia e per camorra.
Il controllo
E’ scattato il controllo nelle celle e nascosti nei water avvolti dal cellophane sono stati trovati e sequestrati quattro cellulari perfettamente funzionati in grado di utilizzare anche social network. I detenuti sono stati denunciati e rischiano una pena da uno a quattro anni.
L’operazione mette in risalto come i detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza, nonostante il regime detentivo tentino in modo fraudolento di mantenere nell’ambito dei rispettivi aggregati criminali, ancorché detenuti – la loro egemonia ben potendo proseguire nelle loro condotte illecite, vanificando la risposta repressiva dello Stato Italiano.
Le parole di Rizzo
“Il Comandante di reparto – dice Giuseppe Rizzo – insieme al reparto da lui diretto da sempre impegnato a contrastare il fenomeno seppur con serie difficoltà – mira a recidere ogni forma di comunicazione fraudolenta, ritenendosi ragionevolmente plausibile il coinvolgimento di più soggetti che si trovano in stato di libertà con ruoli diversi tra loro, anche se non si escludono altre ipotesi investigative”. I soggetti sono stati deferiti all’agenzia giudiziara per il nuovo reato previsto e punito dall’art.391 ter. che rischiano la pena della reclusione da uno a quattro anni. Sono ancora in corso ulteriori indagini.
I precedenti
Non è la prima volta che succede, anche se un modalità diverse. Gli agenti, durante un’attività coordinata dal comandante di reparto, avevano trovato nelle settimane scorse un microcellulare perfettamente attivo, in possesso di un detenuto che lo stava utilizzando nella propria cella. I controlli sono scattati nel reparto Mari.
Indagini e appostamenti in carcere
Dopo lunghi appostamenti gli uomini della polizia penitenziaria hanno fatto irruzione all’interno della cella trovando il detenuto supino sul letto che cercava di nascondere il microtelefono cellulare composto di quattro batterie che ne consentivano il funzionamento e la carica. E’ così scattato il sequestro di tutto il materiale.
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