Il 13 novembre del 2013, un tragico incidente stradale si verificò sulla Fondovalle Palermo-Sciacca.
Alla guida di una Ford Focus c’era Giovanni Titone, 33 anni di Menfi, la cui auto, dopo aver affrontato una curva, si scontrò con una Fiat Punto con a bordo due coniugi di Roccamena.
L’impatto fu devastante: morirono il figlio di Titone, Alberto, di 3 anni, la moglie, Maria Mergola, di 25 anni, madre del bambino, Rosa Pilo, di 51 anni, madre di Titone, gli occupanti dell’altra vettura, Rosario Lo Re, di 68 anni, e la moglie, Maria Ciaccio, 71 anni.
Adesso, a distanza di sei anni, come scrive il Giornale di Sicilia, Giovanni Titone è stato assolto dalle accuse di omicidio colposo e guida in stato di alterazione psicofisica sotto l’effetto di sostanze cannabinoidi.
Il giudice Simone Alecci, del Tribunale di Palermo, per la terza volta è andato in camera di consiglio e ieri ha pronunciato la sentenza di assoluzione accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore di Titone, Maurizio Gaudio.
Sentenza alla quale si è arrivati dopo un confronto tra i consulenti della difesa e della procura e la nomina di un nuovo perito.
Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di Titone a 5 anni di reclusione. L’avvocato Gaudio ha sempre sostenuto che l’auto di Titone è andata fuori strada per la presenza di una chiazza d’olio sul manto stradale, ed il concorso di colpa evidenziato dal perito non è stato suffragato da quanto emerso dal processo.
Il perito ha sostenuto che sulla strada c’era sì una chiazza oleosa ma a suo avviso Titone stava guidando ad una velocità superiore a quella consentita.
Una tesi respinta strenuamente dalla difesa secondo la quale la Ford Focus di Titone procedeva a 20 chilometri orari e la Fiat Punto a 80 chilometri orari.
Anche Titone restò gravemente ferito nell’incidente, tanto da essere ricoverato in coma per un periodo a Villa Sofia. Sulla macchina c’era anche un altro figlio del menfitano feritosi ma miracolosamente salvatosi.
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