Nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex presidente di Sicindustria Antonello Montante vi sarebbero anche 22 indagati, non raggiunti da alcun provvedimento, accusati di aver fatto parte della catena delle fughe di notizie.
Tra di loro l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia.
Ancora Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Calì, Alessandro Ferrara, Carlo La Rotonda, Salvatore Mauro, Vincenzo Mistretta e Letterio Romeo
La Procura di Caltanissetta aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per Antonello Montante e altre cinque persone accusate di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione.
Il gip ha invece deciso di applicare gli arresti domiciliari. “La salvaguardia delle esigenze di cautela sociale e probatoria – scrive – non richiede l’applicazione della custodia intramuraria, potendosi validamente assicurare con altra misura custodiale minore”.
Questo per il giudice può “validamente arginare sia il pericolo di indebite interferenze sulle fonti di prova che il rischio di reiterazione dei reati”.
L’indagine su Montante si è inizialmente mossa sul reato di concorso in associazione mafiosa. Tra i collaboratori di giustizia che resero dichiarazioni su Montante c’è Salvatore Dario Di Francesco. Il pentito Di Francesco parlò di appalti pilotati tra il 1999 e il 2004 nell’area di sviluppo industriale di Caltanissetta. Poi però la Procura non ha raggiunto elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio.
“Le risultanze procedimentali – si legge nella richiesta della Procura – pur consentendo di raggiungere quei significativi approdi che si è cercato di offrire all’attenzione del giudice, non sono dotate, allo stato di quella soglia probatoria che deve necessariamente assistere l’astratta configurabilità di ipotesi di reato del tipo di quelle che qui vengono in rilievo e non sono pertanto idonee a un proficuo e utile esercizio dell’azione penale”
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