Da simbolo negativo di degrado a luogo di cultura aperto alla città. Dopo oltre 30 anni, ha riparto l’ Oratorio Quaroni, alla presenza dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, del direttore della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso, del direttore dei beni culturali della diocesi Giuseppe Bucaro. La struttura che era annessa alla parrocchia dei Gerosolimitani fu distrutta durante la guerra e in seguito recuperata grazie ad un piano voluto, in origine, dall’architetto Ludovico Quaroni.
L’oratorio rappresenta un info point sugli eventi della città e offre una vetrina sulla mostra “Rosalia eris in peste patrona”, in esposizione nelle Sale Montalto di Palazzo dei Normanni, fino al 5 maggio. Resterà aperto, in modo del tutto gratuito, dalle 10 alle 18, ogni giorno.
“Questo – ha detto – Lorefice è un luogo strategico per la città, per la sua posizione e vuole connotare il senso della Chiesa in mezzo a noi. Santa Rosalia segna la coscienza e la bellezza di questa città. Quando nell’Antico Testamento si profetizza la venuta di Gesù si parla come del più bello fra i figli dell’uomo. Ogni azione di Gesù esprime bellezza, le sue parole nell’annunciare l’ “evangelo” trasudano bellezza. La bellezza è sempre umanizzante. Le nuove generazioni devono essere introdotte alla bellezza”.
“E’ un’altra occasione – ha detto Patrizia Monterosso – in cui la Fondazione esce dal palazzo e incontra la città per restituirle luoghi dimenticati o poco conosciuti. Continua lo spirito di collaborazione con il dipartimento Beni culturali della diocesi, la cui formula è già stata esperita con successo nello svelamento della tavoletta fiamminga di Santa Caterina nell’omonimo monastero. Una collaborazione che continua a regalare frutti alla collettività”.
“La scelta del luogo – ha detto padre Bucaro – non è casuale. Questo spazio che la Curia ha voluto concedere alla Fondazione Federico II rappresenta il metodo di lavoro del suo direttore generale, Monterosso, e dell’impegno volto alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale siciliano. Anche perché a ricordarci che la bellezza è una via che i cristiani sono chiamati a percorrere è lo stesso Vangelo, in cui il termine greco per designare Gesù come pastore non è quello di buono ma di pastore bello”.
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