Dopo un anno e mezzo dalla sua installazione l’impianto di videosorveglianza dell’area industriale di Carini resta spento. Acceso invece, solo a metà, quello d’illuminazione, ripristinato grazie a fondi pubblici. La zona dunque è, in parte, ancora al buio e priva di controlli. A denunciarlo è Marcello Trapani, presidente del Ciac, Coordinamento imprenditori dell’area di Carini.
L’associazione, nata nel 2015 allo scopo di farsi carico delle istanze degli associati dell’agglomerato industriale del Palermitano e portavoce con le istituzioni delle problematiche presenti nel territorio e cercare di risolverle, denuncia la mancata accensione della videosorveglianza nell’agglomerato industiale carinese. “Le nostre imprese – dichiara Trapani – non sono al sicuro e nemmeno noi lo siamo. Quando cala la sera la zona diventa poco sicura anche a causa delle pessime condizioni in cui versano le strade”.
Le opere sono state realizzate dall’Irsap, grazie ai fondi del Patto per il Sud, con un appalto costato 1,6 milioni di euro per oltre un anno di lavori. “Nel novembre del 2021 l’allora assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano, dopo un incontro con Sicindustria, annunciò che a gennaio 2022 gli impianti sarebbero entrati in funzione, dopo i collaudi e l’allacciamento alla rete elettrica. Siamo nel 2023, la Giunta è cambiata ma qua la situazione, purtroppo, è sempre la stessa” prosegue Trapani.
L’impianto di videosorveglianza sarebbe ancora senza collaudo. Per questo dunque le 78 telecamere – di cui 46 a installazione fissa, 19 a installazione mobile e 13 per il controllo delle targhe – non posso essere accese. “Lo scorso 12 dicembre – continua il presidente del Ciac – nel corso di un incontro che si è tenuto presso la sede dell’Italtel, il presidente dell’Irsap Gaetano Collura ha annunciato che il giorno dopo l’impianto di videosorveglianza sarebbe stato collaudato. Ad oggi, però, le telecamere non sono ancora entrate in funzione”.
Gli imprenditori dell’agglomerato industriale, circa 170 aziende, motore economico del territorio, tornano dunque a chiedere maggiore controllo e sicurezza sull’area. “Ci sentiamo presi in giro: paghiamo decine di migliaia di euro di tasse ciascuno, ma in cambio non abbiamo nessun servizio. In compenso siamo circondati da buche, rifiuti ed erbacce”. La zona industriale dovrebbe essere l’avanguardia della tecnologia. “Invece, nonostante se ne parli da anni -afferma ancora Trapani – ancora non abbiamo nemmeno la fibra ottica. Attualmente c’è solo un progetto della società Mandarin che mi auguro possa diventare realtà e portare la connessione ultra veloce nelle nostre aziende dove anche i problemi alla rete internet sono quasi quotidiani”.
“La segnaletica stradale, realizzata dal Ciac qualche anno fa con fondi propri – conclude – andrebbe rifatta e noi la rifaremmo volentieri a spese nostre. ma non abbiamo più un interlocutore con cui parlare per capire come procedere. Comune e Irsap si rimpallano le responsabilità sulla zona industriale. L’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo un mese e mezzo fa ci ha detto che vorrebbe rilanciare l’area, che risulta strategica anche grazie alla vicinanza all’aeroporto, e darle un decoro. Ci è stato detto che i soldi per farlo ci sono. Aspettiamo che ci inviti in Regione, come aveva annunciato avrebbe fatto, per discutere meglio e a fondo il progetto”.