- 43 anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato
- Giornalista e militante politico pagò con la vita le sue denunce contro Cosa Nostra
- Gli esponenti delle istituzioni lo ricordano
Peppino Impastato, giornalista, conduttore radiofonico e militante politico di Cinisi, in provincia di Palermo, venne ucciso dalla mafia nella notte tra l’8 ed il 9 maggio del 1978.
Cosa Nostra credeva così di metterlo a tacere ma la società civile non lo ha dimenticato.
L’Anci Sicilia ricorda il sacrificio di Impastato
“L’ANCI Sicilia promuovendo e condividendo l’impegno di tutti i comuni siciliani, ricorda il sacrificio di Peppino Impastato, un giovane coraggioso che in un tempo e in un contesto pesante e difficile ha denunciato i boss mafiosi, il loro sistema, le loro infiltrazioni nelle istituzioni e la subcultura mafiosa che alimentava paura e indifferenza.
L’esperienza umana e culturale di Peppino Impastato è un invito a tutti e principalmente ai giovani a rifiutare condizionamenti criminali mafiosi e a recuperare il valore della dignità umana e della libertà senza mai cedere alla rassegnazione”.
Siani: “Non dimentichiamo Impastato”
“Noi non dimentichiamo Peppino Impastato, giornalista siciliano, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi. 23 anni dopo, il 5 marzo 2001, la corte d’assise di Palermo condannò Vito Palazzolo a 30 anni di carcere per l’omicidio. E poi, l’11 aprile 2002, Gaetano Badalamenti fu condannato all’ergastolo per essere il mandante di quell’omicidio. Palazzolo e Badalamenti sono morti in carcere. Grazie a Felicia Impastato, la mamma di Peppino, per averne tenuto vivo il ricordo finché ha avuto voce. E grazie a Giovanni, il fratello di Peppino, che continua a parlare di lui. Noi non dimentichiamo”. Lo dichiara il deputato dem Paolo Siani, fratello di Giancarlo, giornalista de “Il Mattino” ucciso dalla camorra nel 1985.
Livatino, Impastato e Moro “esempi di valore”
“Rosario Livatino, Peppino Impastato e Aldo Moro sono esempi di coraggio che hanno dato la loro vita rimanendo coerenti ai loro principi e valori fino all’ultimo istante”. E’ quanto afferma in una nota il capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa. “Il 9 maggio del 1978 il corpo di Aldo Moro, assassinato dalle brigate rosse, venne trovato a Roma in via Caetani – prosegue l’esponente pentastellato – e, lo stesso giorno, venne assassinato a Cinisi il giornalista Peppino Impastato, a causa del suo impegno antimafia. Oggi, ad Agrigento, viene proclamato beato il giudice Rosario Livatino, trucidato dalla mafia per le sue inchieste contro cosa nostra. E proprio il 9 maggio del 1993 Papa Giovanni Paolo II tuonò contro la mafia dalla valle dei Templi. E’ nostro dovere oggi ricordare questi uomini coraggiosi che hanno servito il Paese, ognuno nel suo ambito, non scendendo mai a patti con nessuno, perché avevano un profondo senso della giustizia e della legalità. Giustizia e legalità a volte minacciate da interessi di parte, che non devono mai prevalere, come ci ha dimostrato la vita e la testimonianza di questi uomini” conclude.
Il corteo virtuale
“Il corteo virtuale per ricordare Peppino Impastato ha riscosso grande successo dimostrando l’attaccamento di tutta Italia all’eroe siciliano che affrontò il boss dei due mondi con la sola arma della cultura”, lo ha affermato due giorni fa Giangiacomo Palazzolo, Sindaco di Cinisi e promotore dell’evento.
Amici di Peppino, esponenti della società civile e della politica, ma anche del mondo della cultura e dello spettacolo, si sono uniti idealmente inviando da tutte le regioni italiane una propria foto con la scritta “la mafia è una montagna di merda”.
Più di 200 Sindaci hanno aderito all’iniziativa, dal Sindaco di Firenze Dario Nardella che diffonderà le immagini del Corteo nei siti ufficiali del Comune, al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, al Sindaco di Siracusa Francesco Italia e tanti altri, anche artisti, che hanno accolto con sincero entusiasmo la partecipazione al corteo virtuale.
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